Giotto Pizzeria è una tappa obbligata se siete a Firenze
abbiamo provato la seconda sede del progetto targato Marco Manzi
Recensione di Antonio Fucito — 3 settimane fa

Firenze, anche per accontentare la mole enorme di turisti che la visitano, offre una pletora di ristoranti in grado di offrire diverse tipologie di cucina, forse fin troppi se analizziamo il solo centro storico. Le pizzerie di qualità, ad ogni modo, non mancano, e nel mio recente giro in Toscana ho notato come la maggior parte veda al forno pizzaioli provenienti da diverse regioni d’Italia soprattutto dal sud, mentre i toscani sono maggiormente concentrati nel portare avanti le tradizioni, ad esempio quella della carne, dei salumi e delle schiacciate.
Tra quelle che mi hanno colpito c’è sicuramente Giotto Pizzeria nella sua seconda sede di Santa Maria Novella, a due passi dalla stazione, che tra le altre cose ha abbracciato un nuovo “trend” presente in alcune delle città più turistiche d’Italia, quello dell’orario continuato tra pranzo e cena.
Controindicazioni non ce ne sono, approntando più “squadre” di pizzaioli e camerieri è possibile accontentare i diversi usi e costumi di ciascun paese, puntellando ulteriormente il fatturato.
La realtà fondata da Marco Manzi, nato ad Ischia e trapiantato in Toscana da un bel po’ di anni, approfitta della sua posizione strategica per servire un gran numero di clienti senza sacrificare l’idea di offrire una pizza di qualità, come ho riscontrato, in un menu che spazia dai classici a diverse rivisitazioni e collaborazioni, qualche escursione in impasti alternativi e una proposta alcolica interessante per una pizzeria, legata soprattutto a vini e cocktail.
Il locale, nomen omen, rimanda ai cerchi perfetti senza compasso del pittore e architettto, restituendo linee pulite ed eleganti nelle quali si innestano due forni per la realizzazione delle pizze. La cucina si trova a parte ed è molto grande, gli spazi alternano aperture con sezioni più anguste, mentre ho trovato una rumorosità di fondo che andrebbe un po’ mitigata.
Posizioniamoci adesso sulle pizze, che ho ordinato sotto forma di degustazione allo scopo di provarne un numero maggiore.
Si parte dalla Margherita, proposta a 9€ con pomodoro San Marzano DOP, fiordilatte di Agerola, Parmigiano Reggiano DOP 24 mesi, basilico, olio extravergine d’oliva.
Realizzata in maniera impeccabile, con un olio profumato ma non soverchiante nel sapore, una sapidità complessiva piacevole e avvolgente e un impasto egualmente ben lavorato, che offre una consistenza che al morso poi si amalgama perfettamente con gli stessi ingredienti.
Qui sotto la Bistecca, che ad un costo di 16€ propone una base focaccia, grasso di manzo arrosto, demi-glace, carpaccio di manzo, timo fresco, olio extravergine d’oliva.
Un’omaggio alla città di Firenze ben riuscito, lontano dalla fusione perfetta di cui sopra – d’altronde si parla di una base focaccia – ma saporito, equilibrato e diverso dal solito.
La terza pizza è stata la Carbonara 2.0, realizzata con Fiordilatte di Agerola, Parmigiano Reggiano DOP 24 mesi, crema all’uovo, guanciale croccante, tartufo nero grattugiato, olio extravergine d’oliva.
Molto saporita ed equilibrata, un vero e proprio guilty pleasure che non sfocia nell’eccessivo fine a se stesso tipica del porn food.
A fare da raccordo tra pizza e dolci c’è stato il padellino al cacao con ragù, crema di bufala e fili di peperoncino.
Reputo il padellino una delle lavorazioni ideali per impasti alternativi come questo, perché si riesce a mantenere una bella croccantezza al morso e morbidezza nell’affondo, lasciando sprigionare le parti aromatiche che lo contraddistinguono. Nel caso specifico ho trovato una realizzazione impeccabile, anche se in termini di abbinamento non sono un amante dei fili di peperoncino.
Spazio ai fritti ischitani, 6€ per un crocche di patate, arancino di riso, frittatina di pasta e montanarina 2.0.
Quest’ultima è risultata quella più interessante e saporita, gli altri fritti erano realizzati bene per quanto riguarda la panatura, ma mi hanno impressionato di meno rispetto al resto.
Dulcis in fundo, come si suol dire, una doppietta composta dalla pastiera napoletana, buona e decisamente equilibrata nelle sue componenti, e l’inedita, per me, Omaggio alla Margherita, pensata con lo Chef Pasquale Palamaro di Indàco, Ischia.
Questo dolce, molto indovinato esteticamente e perfettamente equilibrato nel sapore, è composto da madeleine al basilico con crema di mozzarella di bufala e confettura realizzata con pomodoro datterino e lampone.
Il background di Marco Manzi vede i suoi inizio proprio nella pasticceria dell’hotel che ospita il ristorante stellato Indàco, oggi è un imprenditore che gestisce una realtà nella quale ho trovato una Pizza di livello assoluto e un menu pimpante nella varietà dell’offerta, che si completa con un’ottima scelta di alcolici. Giocoforza, quindi, ci troviamo al cospetto di una delle primissime tappe da fare se si vuole mangiare la pizza a Firenze.
Cosa mi è piaciuto (+)
Impasto ben lavorato per sapidità e consistenza
Abbinamenti dai sapori incisivi che non sacrificano l’equilibrio tra gli ingredienti
Menu ben inquadrato anche nell’offerta dei dolci e nella carta degli alcolici
Dubbi (-)
I fritti non hanno sbavature ma li ho trovati un gradino sotto al resto
Locale un po’ rumoroso