Il problema di Avola con la Pizza: le quantità e la cultura del cibo
un’editoriale di dolore e speranza
Rubrica di Antonio Fucito — 4 settimane fa

Di tanto in tanto mi capita di imbattermi in città relativamente piccole e visitarle a più riprese per lavoro o altro, “mappando” la maggior parte delle pizzerie meritevoli e intuendo quale sia la tendenza sul consumo di pizza da parte delle persone.
E così, dopo essermi lamentato di Terni (a questo indirizzo trovate le migliori pizzerie provate in prima persona) il mio disappunto si concentra su Avola, città in provincia di Siracusa dallo splendido mare, dal celeberrimo vino rosso e dalla mandorla di eccellenza.
Cosa ho riscontrato? Una tendenza a favorire nettamente la quantità in luogo della qualità, come poche volte è successo nella mia “carriera” di mangiatore di pizza.
La prima lamentela, quindi, è relativa allo spropositato numero di ingredienti sulle pizze, vendute peraltro a prezzi bassi che lasciano qualche dubbio su capacità imprenditoriali o qualità degli stessi; non ho mai visto, inoltre, così tante persone uscire da un locale con un cartone delle rimanenze, al punto da farmi ribattezzare alcune di queste pizzerie “al piatto da asporto”.
Insomma, un disastro che viene spesso motivato dagli stessi pizzaioli come richiesta di mercato da parte dei commensali, che preferiscono ordinare pizze stracariche, fare una foto e poi lasciarle nel piatto o portarsele a casa, in barba anche agli effetti collaterali possibili durante la notte.
La domanda sorge spontanea: se non si affronta il problema alla radice anche con “scelte coraggiose”, come si fa ad educare le persone ad avere un migliore rapporto col cibo e con la conoscenzxa di quello che si mangia, anziché relegarlo ad una necessità fisiologica o di apparenza? Mistero della Pizza.
A differenza di Terni, ad ogni modo, non produrrò una classifica delle migliori pizzerie, ma farò due esempi virtuosi, in parte, e due non virtuosi, sempre nell’ottica che, chi scrive di cibo, non può regalare solo rose e fiori, ma deve essere onesto intellettualmente in fase di scrittura.
Indubbiamente la pizzeria dal maggiore potenziale ad Avola è “Il Capriccio” di Paolo di Pietro (a questo indirizzo la scheda sul nostro Pizza Advisor), che è in grado di offrire un impasto interessante e alcuni abbinamenti assolutamente di pregio, in un ambiente confortevole. Però – ce ne sono – il menu offre oltre 80 pizze (!) di cui 20 e passa al pistacchio, molti abbinamenti sono ridondanti e non seguono gli equilibro di cui sopra, sempre per il discorso fatto qualche riga più sopra, accontentare una clientela poco educata al mangiare bene e finire la pizza fino all’ultimo morso.
Pregi opposti per Area 51 (a questo indirizzo la scheda), che offre un numero ridotto di pizze e abbinamenti generalmente equilibrati, con un impasto realizzato a dovere. Di contro la qualità media degli ingredienti è rivedibile, l’offerta relativa agli antipasti e gli alcolici è insufficiente e l’atmosfera generale abbastanza anonima.
Andiamo dall’altro lato di una barricata già cedevole, con pizzerie che non troverete sul nostro Pizza Advisor perché non hanno superato il nostro “taglio”.
Pizzeria Da Consiglio vede al comando il giovanissimo Marco Consiglio, che indubbiamente ha potenziale per quanto riguarda l’impasto e gli abbinamenti, ma che durante le due visite ha sfornato nel piatto pizze con cottura non sempre uniforme e abbinamenti, quali la Capricciosa in salsa siciliana, incredibilmente pieni di ingredienti. Solo dopo aver risolto queste criticità potrà saltare questa barricata e guidare la rivolta verso l’educazione degli avolesi al buon cibo.
Dulcis in fundo, abbiamo Fuori Binario, una delle pizzerie ahimè più frequentate in città. Pizza decisamente differente da quanto viene mostrato sugli account ufficiali Social (ma perché!?), ingredienti squilibrati su ciascuna pizza, una versione dolce che a nove euro propone una quantità in grado di sfamare i desideri food porn di un gregge, senza alcun equilibrio in termini di note zuccherine e sapore: il riassunto perfetto di questo articolo.
Insomma, alcuni passaggi di questo articolo sono forse più duri del (mio) solito, ma poiché Avola è la città dove ho lasciato il cuore e la pizza rappresenta una passione come poche altre, questo articolo di dolore è una preghiera e una speranza che le cose cambino nei tempi a venire, da parte delle pizzerie e magari grazie a qualche scrittore locale che potrà seguirne l’evoluzione con costanza.
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