Consumo di alcol in Italia: le differenze tra regioni, età e titolo di studio

Vino (Pizzeria Pro Loco Pinciano, Parioli/Pinciano (II), Roma)

Nel nostro Paese raramente l’alcol può mancare a tavola, e questo succede perché siamo non soltanto dei grandi bevitori e degustatori ma anche dei produttori di tutto rispetto. I nostri vini sono esportati e conosciuti in tutto il mondo, in fatto di luppoli le persone stanno diventano sempre più consapevoli.
Ma anziché limitarci a quelle che sono le nostre impressioni, parliamo di dati e facciamolo grazie alla ricerca elaborata dalla scuola di giornalismo dell’Università LUISS, basata su dati ISTAT, per provare a comprendere quali sono le abitudini degli italiani in fatto di alcolici e descrivere come sono cambiate negli ultimi tempi.

Innanzitutto è bene precisare che, vuoi per una questione di gusto, vuoi per le differenti occasioni di consumo o anche per la diversa accessibilità in termini economici, birra e vino seguono dei trend piuttosto leggibili in termini di età. La birra è infatti preferita dal 52% delle persone di 18-19 anni – merito probabilmente anche della gradazione alcolica ridotta (aggiungiamoci i superalcolici di scarsa qualità e tante sbornie…ci siamo passati tutti ndTanzen) – mentre, man mano che l’età avanza, si nota come il campione ricerchi un gusto storicamente più ricercato e dal costo superiore. Ed è dunque nella fascia 55-59 anni che avviene il sorpasso a favore del vino, che tocca la sua personale vetta con il 64,9% delle preferenze tra i 60 e i 64 anni.

Fonte: Zetaluiss.it

Se invece ne vogliamo dedurre una differenziazione territoriale, regione per regione, notiamo come in effetti il diverso clima ma anche le abitudine e la presenza o meno di alcolici e liquori tradizionali riesca a influenzare il consumo di alcol. In testa alla classifica delle regioni d’Italia con più bevitori quotidiani troviamo, con non poca sorpresa, la Liguria (25%), seguita dalla Basilicata e dalla Toscana. Le regioni che si posizionano come ultime sono invece prevalentemente del sud ovvero Sicilia e Campania (circa il 15%) e, unica eccezione al nord, la Provincia autonoma di Trento e quella di Bolzano.

Molte delle preferenze in termine di alcol sono poi legate, parlando di regioni, alla produzione più diffusa in quel contesto: c’è da dire però, in generale, in quasi tutta la penisola prevale una maggiore abitudine a bere vino bianco e rosso anziché birra, anche se la presenza di birrifici artigianali nel nord Italia è sempre più crescente. Costituiscono una eccezione, con uno scarto percentuale inferiore al 3%, soltanto Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria e Sicilia. Il dominio dei calici è invece più forte in Emilia-Romagna, in Valle D’Aosta e, ovviamente, in Toscana.

Un’altra variabile che pare giocare un ruolo non tanto sulla diffusione quanto sul consumo di alcol è il titolo di studio: a partire dai dati analizzati nello studio in questione, si può affermare che una persona più istruita – quindi laureata o con un dottorato di ricerca – sia meno propensa al consumo giornaliero di alcol che, al contrario, caratterizza una persona su quattro tra chi ha licenza media o elementare; allo stesso modo si nota una crescita e una maggiore propensione al consumo occasionale di alcol, magari in contesti sociali, per persone mediamente più istruite.

Per quanto il consumo abituale sia una caratteristica delle persone mediamente meno istruite, lo stesso non si può dire per il cosiddetto “binge drinking” ovvero una vera e propria ubriacatura mescolando più alcolici nel corso della serata. In maniera inversamente proporzionale, coloro che consumano abitualmente alcol – quindi i meno istruiti – sono anche meno avvezzi a questo tipo di abitudine che invece appare molto più frequente negli individui laureati (9% contro il 2,6% di chi ha una licenza elementare).

A tal proposito, ricordatevi che l’abbinamento pizza e birra non è scontato anzi, ci sono tanti motivi per accompagnare una buona pizza con il vino!

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