Antica Pizzeria Leone, la recensione di una delle prime pizzerie napoletane di Milano
Assolutamente da provare!
Recensione di Pokerman — 2 anni fa
Avete presente quei locali in cui, nonostante vi siate trovati bene, difficilmente tornate? Ecco, per me uno di questi è l’Antica Pizzeria Leone: malgrado le buonissime pizze mangiate l’ultima volta, erano mesi che, per un motivo o per l’altro, non facevo una visita. Qualche giorno fa, inaspettatamente, un paio di amici mi hanno proposto una pizzata in zona Wagner e mi si è accesa una lampadina: ma lì c’è Leone!
L’Antica Pizzeria Leone, presente in via Ravizza ormai da quasi 30 anni, è stata una delle prime pizzerie napoletane veraci di Milano. Le prime volte che l’avevo visitata – inutile nasconderlo – ne ero rimasto abbastanza deluso. Qualche anno fa, però, ho saputo che Stefano – ex pizzaiolo di Assaje – ne era diventato primo pizzaiolo e, conoscendone la bravura, avevo concesso al locale un’altra possibilità. Non ne ero rimasto deluso e anzi, anche nelle occasioni successive, Stefano non aveva tradito le aspettative migliorando di volta in volta il prodotto.
Dopo essermi tatticamente assicurato che nel frattempo non fosse cambiato pizzaiolo, ecco che, dopo (troppi) mesi di latitanza mi riaffaccio nel locale. Immediatamente vengo intercettato da Stefano che, dal forno, mi fa segno di entrare e, dopo qualche chiacchiera, fa accomodare me e i miei amici a uno dei tavoli dell’ampia sala interna.
Le pratiche tovagliette con il menù prestampato ci permettono di scorrere rapidamente le proposte e, saltando a piè pari la sezione ristorante, concentriamo la nostra attenzione sulle pizze. L’elenco è abbastanza corposo: sono più di 30 varianti di pizza, suddivise in “Classiche”, “Nuova storia”, “Speciali” e Calzoni, fritti e al forno.
Le Classiche sono la maggior parte (ben 17), ma le proposte più particolari sono davvero invitanti. Non faccio quindi fatica a convincere i miei compagni di serata a orientarci proprio su tre di queste. Appena la cameriera si avvicina al tavolo con un piatto di zeppoline gentilmente offerte, ne approfittiamo per ordinare.
La prima pizza che ci arriva al tavolo è la “Nerano”, ormai un classico in molte pizzerie. La proposta di Leone però è abbastanza peculiare. La base è, come quasi sempre succede, una crema di zucchine – molto delicata – con fior di latte e chips di zucchine; completano il tutto dei baffi di stracciatella e qualche foglia di menta. Sono questi ultimi due ingredienti che donano alla pizza una freschezza e un gusto davvero notevoli. Non seguirà la ricetta classica, ma, con buona pace dei puristi, si tratta di una delle interpretazioni di Nerano migliori che io abbia provato. Una vera chicca!
La seconda pizza l’ho scelta per un semplicissimo motivo: le alici. Di base non amo troppo le alici in conserva, spesso troppo salate, ma quelle di Leone – me le ricordavo dall’ultima visita – sono eccezionali. Non che non siano salate, sia chiaro, ma rispetto a quelle che si trovano solitamente sono decisamente più gustose ed il filetto si mantiene bello carnoso. La “Pizza Sorrento” valorizza splendidamente questi prodotti: la base è una buona bufala su cui, oltre alle alici, si trovano dolci pomodori gialli, saporiti pomodorini semisecchi e fresche zeste di lime. Una pizza semplice e pulita, davvero eccellente.
La terza è la “porcata” di cui ogni tanto si ha bisogno. La “Pizza Stefano” non sarà una scelta leggera, ma è sicuramente gustosa: base ragù napoletano con bufala e polpettine; cornicione ripieno di altra bufala e altre polpettine. Esteticamente non può competere con le pizze precedenti, ma in quanto a golosità non ha rivali. Sapori decisi, con consistenze importanti che riempiono la bocca e lasciano piacevolmente soddisfatti.
Alzandomi per andare a complimentarmi con il pizzaiolo, considero tra me e me i cambiamenti che ci sono stati dall’ultima visita. A fronte di una sempre buona stesura, ho trovato una cottura che asciuga meglio il prodotto, rendendolo fragrante e piacevole al morso. Quello che mi ha stupito maggiormente però è l’impasto in sé: molto più semplice e delicato rispetto a un tempo, ma allo stesso tempo ugualmente alveolato e profumato. Stefano conferma le mie impressioni dicendomi che negli ultimi mesi ha fatto dei corsi di formazione e aggiustato la sua ricetta. In particolare ha deciso di eliminare la percentuale di tipo 1 che era solito utilizzare e di impastare usando 100% biga. Complimentandomi per il notevole miglioramento rispetto a un prodotto già eccellente, ne approfitto per chiedergli un’altra pizza.
Non sono tornato al tavolo nemmeno da 5 minuti che mi viene servita una fuori menù creata ad hoc da Stefano. Tutta la pizza gioca sui contrasti di sapori: la base è un’ottima provola, molto affumicata, a cui fa fronte la dolcezza della cipolla caramellata. A tratti si avverte la spinta del gusto intenso del gorgonzola, mentre il sapore corposo della salsiccia è una piacevole costante. Legano il tutto abbondanti scaglie di pecorino romano. Non sono un fan del gorgonzola, ma questa è una signora pizza. Impegnativa per una persona normale – io l’ho mangiata in scioltezza, però si sa che il mio stomaco non fa testo, ndr – ma assolutamente valida come pizza da dividere.
Con un cenno faccio capire al pizzaiolo che la sua creazione è più che approvata, ma anche che ho spazio per un’altra sua invenzione. Dopo pochi minuti mi viene portata al tavolo una vera meraviglia: esteticamente questa pizza di Stefano è eccezionale. La base è una crema di bufala, completata fuori cottura con rucola, prosciutto crudo, pomodori gialli, pomodorini semi secchi e crema di parmigiano. Un abbinamento classico, intramontabile, qui viene perfettamente interpretato. I sapori si distinguono tutti e si possono apprezzare i singoli ingredienti – menzione d’onore al crudo – per un risultato d’insieme spettacolare. Non saprei dire se sia stata la migliore, se la gioca con le prime due, ma è una perfetta pizza di chiusura serata.
Mentre finisco di divorare la mia terza pizza, ai miei amici vengono offerte delle graffe alla nutella. Un omaggio, come le zeppoline iniziali, offerto a tutti i tavoli e nel nostro caso molto gradito. La cena si conclude in bellezza con caffè e bottiglia di limoncello al tavolo.
Serata con pizze spettacolari che hanno stupito me e i miei ospiti. Tecnicamente Stefano è davvero bravo e la sua pizza è nettamente tra i migliori canotti di Milano. Unica pecca è che, quando non è lui in prima persona a stendere i panetti, le pizze possono uscire molto meno belle di quelle che sono arrivate al mio tavolo. Ciò nonostante l’impasto è ben studiato e risulta leggero e digeribile; le materie prime sono buone, molto buone in alcuni casi; l’ambiente è accogliente e rilassato… insomma, Antica Pizzeria Leone è un locale da tenere in considerazione.
E lo dico innanzitutto a me stesso: sicuramente non passerà molto prima di una mia nuova visita.
Questa recensione fa parte della rubrica “A spasso con Pokerman” di Giorgio Gemma, che comprende articoli esperienziali e molto personali in giro per le pizzerie di Milano e non solo.