Era una serata tiepidamente estiva quando per la prima volta ho conosciuto e mi sono seduto a un tavolo di Angelo Pezzella: da allora è diventato il mio riferimento, alla pari di Seu Pizza Illuminati, quando devo rincorrere una pizza in fase di ardente desiderio. Questo perché Angelo è davvero uno spicchio di Napoli che si muove a Roma in maniera egregia e la conferma di ciò viene direttamente dal suo pubblico fedelissimo ma anche intransigente.
Una sera incrociai lo sguardo di Roberto Benigni che mentre gustava la pizza di Angelo mi confermò a voce alta “Fa la migliore Pizza di Roma!!”… diavolo di un Benigni! Mi riportò in un attimo ai tempi gloriosi di Televacca dove Mario Cioni, con ironia e sarcasmo, confessava tante verità. Davvero un bel locale ampio e spazioso con annesso giardino fa da contorno a una pizza che ha tanto di Napoli. Ma Angelo Pezzella non è solo pizza ma anche cucina napoletana che viene sapientemente eseguita dallo chef Francesco Ambrosio: di questo ne parlerò più in là perchè merita un trattamento adeguato, per ora dico solo che il sugo Genovese (…’a genovese!) curato da lui merita davvero un giorno a pranzo nella vita di tutti.
Da quella sera d’estate la pizza di Angelo è diventata proprio una bella signora per impasto, scelta degli ingredienti, cura nei condimenti sempre molto calibrati mai invadenti.
La scelta è caduta su ben sei pizze: Marinara, Margherita, Old School (Provola e Pepe), Capriccio di Antonio, Martucci (omaggio alla Mani di Velluto di Francesco Martucci) e Genovese. Marinara e Margherita hanno dato il via a una serata davvero gustosa accompagnando il nostro palato con dolci sapori del Sud; un bel pomodoro San Marzano si faceva scoglio a un olio saporito che non si sovrapponeva al morso complessivo.
La Pizza Old School, nostra amica Provola e Pepe, ci ha lasciato praticamente di stucco a tutti. Una regina provola affumicata, dal sapore deciso, si lasciava trascinare da un pepe generoso e profumatissimo. La pizza più FUNKY della serata tanto per darle una connotazione anticonvenzionale e irriverente.
La Pizza Capriccio di Antonio invece è la nuova creatura nata da un’intuizione di Antonio Caldarelli per la serie “…e se facessi una Capricciosa “bianca”…?”: e devo dire che la sperimentazione è riuscita alla perfezione. Ogni sapore è netto e riconoscibile, il boccone ti restituisce il cotto arrosto, il fungo pioppino, il carciofo e il fior di latte li unisce senza farli litigare. BONA!
La Pizza Martucci e la Genovese hanno concluso la carrellata con grandezza: l’omaggio alla inimitabile Mani di Velluto è davvero sentito, non fa di certo rimpiangere l’originale anzi ha la forza di farti rivivere dolci ricordi della Martucci Land oppure di spingerti verso Caserta, come prossima tappa, per fare conoscenza dell’iconica Mani di Velluto.
Che dire invece de la Genovese? Nulla assolutamente se non ringraziare Iddio per averci donato la cipolla: sapida, grassa, forte con quella carne spezzettata non può che darti definitiva sazietà e appagamento.
Una bottiglia di Fiano e una di rosso Ravello hanno bagnato e arricchito i sapori delle pizze. La degna conclusione di una rilassante e godereccia serata è stata poi assicurata dalla presenza dello stesso Angelo Pezzella al nostro tavolo: una chiacchiera, un sorso di “rosolio”, aneddoti e risate.
Rientrare a casa con il profumo di Napoli addosso è stato davvero un bel piacere… alla prossima pizza Angelo Pezzella, Artista Pizzaiuolo!
Questa recensione fa parte della rubrica “I percorsi di gusto di Amjago” di Amleto De Silva, che comprende articoli esperienziali e molto personali in giro per le pizzerie di Roma, e non solo.