Come è il primo PIZZIUM nella fossa dei leoni di Napoli
abbiamo provato la prima pizzeria a Napoli di questa nota catena
Recensione di Antonio Fucito — 2 anni fa
Quando si parla di catene di pizzerie, non di rado il purista storce il naso e vi associa un altro termine a cui da una connotazione negativa, ovvero “industriale”.
Che significa tutto o niente, anche maggiori risorse per garantire un certo standard, uniformità di prodotto e controllo, non necessariamente una mancanza di anima e di qualità generale.
Sfatato in parte questo mito, che meriterebbe approfondimenti specifici e andrebbe analizzato in una moltitudine di contesti differenti, parliamo di Pizzium, catena di pizzerie napoletane che vede la sua genesi nel nord Italia e che è riuscita nel corso del tempo a coniugare la qualità di una pizzeria artigianale con una gestione strutturata e puntuale del servizio, del personale e dell’offerta.
È chiaro che il prodotto pizza vive benissimo e anzi si esalta con le singole espressioni qualitativamente eccellenti e variegate, e a noi, come ben sapete, piace girare molto segnalandovi “chicche” specifiche.
Ma ogni articolo ha un suo contesto, una cosa non sminuisce l’altra è Pizzium rappresenta uno dei prototipi perfetti di un progetto che si espande senza sacrificare particolarmente la qualità del prodotto: 35 pizzerie aperte soprattutto nel settentrione, ulteriori 5 aperture già annunciate, ogni locale dispone di un menu identico e ha come obiettivo la stessa tipologia di disco di pasta sfornato nel piatto, con un bel cornicione visibile ma non preponderante, i grandi classici e una pizza dedicata a ciascuna regione italiana. Locali luminosi e coerenti tra loro, servizio puntuale, grande attenzione sul lavoro dei dipendenti, turni e salari; un modello virtuoso come spesso viene segnalato da chi ci lavora e dai suoi fondatori.
La nascita di Pizzium e la sua affermazione nel nord Italia è stata relativamente rapida, ma solo da qualche anno questa catena si sta affacciando al centro e ancora da meno al sud, con l’apertura del punto vendita di Salerno e infine Napoli, la fossa dei leoni per una catena di pizzerie napoletane nata però lontano dalla città partenopea, che si affaccia su un mercato altamente competitivo come qualità assoluta e varietà dell’offerta.
Pizzium Napoli si trova ad inizio via Luca Giordano, nel quartiere residenziale e benestante del Vomero, ed offre un locale molto spazioso e dall’arredamento curato e accogliente, in grado di ospitare tanti commensali. Apertura 7 giorni su 7, gli orari sono maggiori della (sua) media – d’altronde a Napoli si mangia sul tardi senza alcun problema – l’offerta è praticamente identica per chi ha visitato un Pizzium almeno una volta.
Prosecco offerto prima dell’arrivo dell’ordine, abbiamo provato innanzitutto la Margherita, base indiscussa per saggiare la bontà di una pizza, realizzata con pomodori pelati, spolverata di formaggio grattuggiato e fiordilatte di Agerola, al costo 7€:
Poi è stata la volta di una pizza regionale, la Calabria, realizzata con pomodori pelati, fiordilatte di Agerola, ‘Nduja di Spilinga e Caciocavallo. Costo 11€:
La prova si è svolta un lunedì a pranzo, l’appetibilità estetica delle foto viene confermata al morso grazie ad una lievitazione corretta, buona cottura ed esecuzione; una pizza moderna che segue il filone degli altri Pizzium, con prodotti sempre provenienti dai medesimi produttori e una buona masticabilità e sapidità complessive, all’interno di un contesto molto piacevole e che pone cura sul servizio e sull’estetica.
Sarà interessante notare (magari con un po’ di apprensione?) l’evoluzione del marchio al raddoppiare delle pizzerie ed eventualmente con l’ingresso ulteriore di fondi che ne garantiranno l’espansione; nel frattempo il pacchetto complessivo di Pizzium a Napoli, composto da una buona pizza ma anche da tutto il resto più volte elencato, può definirsi tranquillamente in grado di sostenere i gusti di un pubblico all’interno di una città che vive e respira pizza in ogni angolo, ma che è al contempo inclusiva e desiderosa di provare sempre qualcosa di tradizionale, ma anche di nuovo.