Quando si parla di pizza moderna a Roma, non si può non citare Seu Pizza Illuminati tra le proposte più interessanti, che hanno valorizzato la pizza in città e fatto affermare una tipologia tonda che pone le basi nella napoletana per caratteristiche generali, e poi si allontana con un risultato finale unico e identitario, arricchito nel corso del tempo da nuovi impasti e dalla presenza immancabile – d’altronde siamo a Roma – di una proposta di fritti a cavallo tra diverse scuole del mondo-pizza.
In più di un’occasione ho visitato questa pizzeria nel corso degli anni, l’ultima un sabato di qualche settimana fa per verificare lo “stato dell’arte” di questa pizzeria voluta da Pier Daniele Seu e Valeria Zuppardo, che oggi è affiancata da alcune collaborazioni e da TAC “Thin and Crunchy”, ristorante che propone una versione personale della pizza romana.
Il locale, capeggiato dalla scritta illuminata “In Pizza We Trust” rimane tra quelli ben pensati come atmosfera e convivialità, con la presenza del bancone e del forno a vista che fa sempre la propria scena. Si sta bene, insomma, anche se qualche spaziatura è stata sacrificata per aumentare i coperti disponibili.
Il menu, recentemente aggiornato con la versione estiva, è decisamente ben centrato nelle proposte, con una buona varietà che non sconfina in un numero soverchiante magari pieno di doppioni. Valida la carta dei vini, ce n’è per tutti i gusti.
Il supplì è fatto “a mestiere”, con una bella panatura croccante, il pomodoro cotto senza punte anomale di acidità e in generale un risultato piacevole al morso.
La frittatina “napoletana”, con bucatini, besciamella, noce moscata, piselli novelli, prosciutto crudo e wasabi peas era realizzata senza sbavature, una versione rivisitata credibile, non arrogante o fuori fuoco.
Per le pizze sono partito dalla “Mia Margherita“, che al costo di 13€ (ora 13.50€) propone del pomodoro arrosto, treccia di fior di latte, parmigiano, basilico. La migliore della serata per sapore complessivo, una versione della Margherita nella quale il pomodoro arrosto regala un’acidità differente e il parmigiano ne aumenta la sapidità, se vogliamo controbilanciando quelle margherite moderne sempre più insapori nell’ottica di utilizzare un fiordilatte immacolato e raggiungere la perfezione estetica. Cottura un po’ timida, ma si fa perdonare, appunto, col sapore.
Al secondo giro è stato il turno della Polpo e Scarole, che al costo di 17€ propone(va) crema di scarola ripassata, fior di latte, carpaccio di polpo marinato, crema di papaccelle, olive taggiasche e peperone crusco. Pizza fresca e ben centrata, quella che ha goduto della migliore cottura e di un risultato complessivo asssolutamente di livello.
La tripletta-pizza si è conclusa con le Parmigiana, e qui, purtroppo, solo note dolenti: i primi morsi hanno denotato un “carattere” assente da parte della melanzana, impalpabile, e sono stati interrotti dall’aver ravvisato una cottura non completata in alcuni punti, soprattutto al centro, con l’impasto troppo umido e filante.
Il servizio, in questo frangente delicato, si è rivelato impeccabile, col cameriere che ha riconosciuto che la pizza fosse cruda (rimandata indietro, senza chiederne un’altra) e la conseguente offerta del dolce e di un amaro, che non sono stati inseriti nel conto totale.
Per la pizza dolce, che mi aveva lasciato un bel ricordo l’ultima volta, ho scelto uno spicchio di Assoluto di Caffè (7,50€), composto da crema al caffè, spuma di caffè, gel al caffè, crumble di cioccolato al caffè. Anche qui, diverse sbavature: la crema non era lavorata perfettamente come consistenza mentre l’insieme di sapori non sprigionava i sentori del caffè desiderati, fino ad un impasto troppo rigido e poco sviluppato, differente dall’ultima volta che avevo mangiato una pizza dolce da queste parti.
Insomma, la serata da Seu Pizza Illuminati è cominciata bene ma non si è conclusa alla stessa maniera, per un esperienza ottima in termini di servizio, non adeguata per il cibo che quindi ha trasformato il conto complessivo (80€ in due, con bottiglia di vino da 24€ e 5€ di sconto oltre dolce e amaro offerti) da “costoso” a “caro”.
Premettendo che una serata storta può sempre capitare in un contesto di lavoro artigianale come quello della pizzeria, mi è sembrato di vivere il classico caso del “quando il gatto non c’è, i topi ballano” (né Pier Daniele, né Valeria erano presenti, infatti), che tra l’altro è uno dei problemi più sentiti delle attività di ristorazione composte da più locali e basate fortemente sull’identità del pizzaiolo che l’hanno portata ad un certo livello.
Cosa mi è piaciuto (+)
I fritti
Le prime due pizze erano buone, la Polpo e Scarola di livello
Locale e servizio
Cosa non mi è piaciuto (-)
Cottura delle pizze decisamente rivedibile
Pizza dolce lontana parente di quelle provate in passato