Da Aversa a Roma: recensione di Marita by Roberta Esposito
la pizzaiola campana approda nella captale con le sue pizze di territorio
Recensione di Antonio Fucito — 1 mese fa
Aprire una pizzeria a Roma significa immergersi in un contesto molto competitivo e finalmente variegato, nel quale la “nuova ondata” della pizza romana sta dando il giusto peso a questa tipologia di pizza, mentre non mancano di certo pizzerie napoletane e italiane di qualità.
Ma la Città Eterna si sposa con una passione egualmente eterna, c’è spazio per tutti e basta lavorare bene avendo una precisa identità per portare avanti il proprio credo di pizza.
Quello di Roberta Esposito parte da Aversa e dalla pizzeria “La Contrada”, che nel corso degli anni ha raggiunto la sua forma definitiva grazie al connubio col fratello Alessio che cura la proposta di cucina e dolci, creando quella miscela perfetta in un locale di pregio anche nella sua vivibilità.
Pensando che oramai possa muoversi sulle proprie gambe, con la giusta supervisione, Roberta ha deciso di abbracciare la propria avventura romana, sulla via Flaminia a poche centinaia di metri da Ponte Milvio, dove tra l’altro comincia una movida piuttosto sostenuta con una moltitudine di locali dedicati ai giovani.
Marita ha aperto da pochi giorni e mi sono diretto subito per una prova “a regime”, pur considerando e giocoforza notando che diverse cose sono ancora in fase di rodaggio, come è giusto che sia. Il locale è piuttosto particolare nella sua disposizione, precedentemente era adibito ad eventi e accoglie i commensali con una parte esterna a mo’ di giardino, fino a ad un paio di ambienti differenti con pietra a vista che culminano con la cucina e area pizzeria, debitamente coperta da una fascia bassa forse troppo soverchiante nel suo vedo-non-vedo.
Il menu di Marita è estremamente centrato, perché comprende una ventina di pizze ben differenti tra classiche, creative e al padellino, qualche antipasto e quattro dolci, nel tentativo anche in questo caso da parte di Roberta Esposito di riproporre quel matrimonio a due con la cucina che tante soddisfazioni ha dato in quel di Aversa. Non manca la proposta del senza glutine e la presenza della mozzarella senza lattosio, possibilità decisamente auspicabili nel 2024 ma ancora non così scontate nemmeno per le nuove aperture.
Impossibile non partire dalla Margherita, ad ogni modo, proposta a 10€ con fiordilatte, pomodoro San Marzano, basilico, olio.
La firma dell’estetica della pizza, del condimento e del sapore complessivo è sempre la stessa, ottima, che ho avuto la possibilità di saggiare più volte da la Contrada: la quantità di ingredienti è generosa senza strafare, il sapore complessivo risulta avvolgente e percepibile finanche in fase di espirazione; la lavorazione del pomodoro e l’equilibrio complessivo sono davvero invidiabili.
L’impasto è realizzato con una farina di tipo 1 e il disco di pasta viene cotto nel forno elettrico adibito a pizza napoletana; la cottura era buona in termini di colorazione e umidità all’interno, con qualche sbavatura invece per quanto riguarda la tenacità e la masticabilità, probabilmente dovuta anche al succitato rodaggio iniziale del forno.
La seconda pizza è stata la Bruciata, che ad un costo di 15€ propone datterino giallo, rosso e pomodoro verde di Sarno abbrustoliti con timo, rosmarino e basilico, salsa di scarpariello affumicata, mozzarella DOP, perlage di basilico, olio extravergine.
Molto appetibile già alla sola vista, al morso i datterini rilasciano un sapore esplosivo, col supporto della salsa affumicata e della mozzarella per appagare completamente il proprio palato. Anche qui l’impasto di carattere per definizione di farina utilizzata presenta qualche leggera sbavatura in termini di scioglievolezza al morso.
Il terzo giro è stato dedicato alla Carciofina, 15€ per mozzarella DOP, carciofi alla griglia, pancetta stufata, terra di olive nere, provolone stagionato in Grotta, pomodoro secco.
Questa pizza ribadisce l’idea di fare pizzeria da parte di Roberta Esposito, una pizza saporita, di “territorio”, ben assemblata e degna di essere mangiata dalla prima all’ultima fetta.
A chiudere la parte salata c’è stato un assaggio di padellino, con Mozzarella DOP, crudo di Parma DOP, blu di Bufala, fichi caramellati piccanti, basilico, olio evo.
Abbinamenti più delicati ancorché comunque gustosi, il padellino aveva un bel morso “crunch” e sapidità complessiva, di tipologia bassa rispetto ad altri dalla struttura più sviluppata in altezza e “ariosi”.
Dulcis in fundo il “Tirababà”, ovvero un babà inzuppato nel caffè, crema al mascarpone e cacao.
Non indicato per i puristi dell’uno o dell’altro dolce, il risultato complessivo mi è piaciuto, al netto di una crema di mascarpone che sarebbe stata ancora più buona se di maggiore densità.
Marita continua l’eredità di Roberta Esposito, da anni e anni una delle pizzaiole più brave del panorama che porta a Roma il suo modo di fare pizza, che ha nei capisaldi sapori decisi, equilibrati e di livello, che non sacrificano l’obiettivo di modernità e salubrità al netto di un rodaggio su impasto e cottura che possa rendere il matrimonio con gli abbinamenti perfetto. Il locale è piacevole, il menu è centrato, gli abbinamenti scelti sono identitari, tra le caratteristiche principali quando bisogna scegliere una pizzeria nel “mare magnum” delle tante.
Cosa mi è piaciuto (+)
Sapori e condimenti ottimi, di territorio
Menu centrato e ben inquadrato
Locale di atmosfera e dal buon potenziale
Dubbi (-)
Lavorazione dell’impasto e scioglievolezza hanno qualche sbavatura, da verificare dopo il rodaggio iniziale da nuova apertura