Pizzeria Seirinkan, la storia della pizza moderna giapponese

Se volete respirare parte della storia della pizza moderna in Giappone, vi tocca andare da Seirinkan nel distretto hipster di Nakameguro, a due passi dal fiume Meguro che, in tempo di ciliegi, rappresenta uno spettacolo per gli occhi e per l’anima.
Il locale è un bel vedere a priori, dislocato su tre livelli dal taglio industrial con forte utilizzo di toni scuri, e la commistione tra la mania musicale per i Beatles e gli strumenti del mestiere propri delle botteghe napoletane, fino alla macchina del caffè con le braccia manuali.

Da Seirinkan si mangia una pizza dallo stile unico e identitario, coniato fin dal 1995 da Susume Kakinuma con la sua versione della pizza napoletana che tanto gli era piaciuta nei suoi viaggi presso la città partenopea. Il primo nel 1983, il secondo nel 1994: allora non c’erano scuole per imparare il mestiere e tanti pizzaioli erano ben gelosi nel custodirlo; l’unica soluzione era quella di provare tante pizzerie e poi, tornato in Giappone, provare a crearne la propria versione secondo il gusto e sapore percepiti.

Nel 1995 nasce l’originale Nakameguro Savoy che nel 2007 diventa Seirinkan, mentre i “discepoli” di Kakinuma hanno aperto altre pizzerie col nome originale e non solo, creando una vera e propria scuola di pizza ibrida, per oltre 20 anni proposta solo in versione Margherita e Marinara.


La pizza nel piatto è di taglia S, il sale viene utilizzato come ingrediente aggiunto (e qui torniamo alla percezione di come fosse realizzata la pizza a Napoli, senza aver avuto la possibilità di studiarla) su un impasto poco sapido e di ottima masticazione; la mozzarella morbida saporita e i filetti di pomodoro eccellenti fanno il resto nel regalare una pizza molto buona e dal risultato unico, proprio quello dello stile di Kakinuma poi replicato altrove.
In seguito all pandemia è stata aggiunta una terza pizza all’offerta, la bianca con mozzarella e pecorino romano: saporita e formaggiosa, si sposa bene col sale utilizzato.
I prezzi sono stati leggermente ritoccati verso l’alto, dagli iconici – per anni – 1500 yen (poco meno di 10 euro al cambio attuale) a 1800 yen per la Marinara, 2000 yen per la Margherita e 2200 yen per la bianca. Ci sono anche alcuni antipasti e primi per seguire quella tradizione tutta giapponese di innestare la pizza in un pasto completo (e farla raffreddare, mannaggia!), mentre i vini presenti e un caffè degno di questo nome completano il quadro di un’esperienza oramai internazionale, che si consuma in poco tempo (si può mangiare anche al bancone), ma che risulta decisamente piacevole.

Seirinkan rientra in quelle pizzerie che offrono qualcosa di differente dalle altre, e per questo rimane una delle mete da tenere in considerazione per tutti gli appassionati in trasferta e non.
Qui sotto, l’intervista che abbiamo realizzato a Kakinuma San nel 2018.

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