5 differenze tra il mangiare la pizza in Giappone e in Italia
la pizza unisce, ma ogni mondo è paese.
Rubrica di Antonio Fucito — 2 anni fa
La parola Pizza è una delle poche che non necessita di traduzione in quasi tutte le parti del globo. È una sorta di linguaggio universale, il solo pensiero provoca l’acquolina in bocca e unisce persone pronte a sedersi ad un tavolo per condividere un momento assieme.
In Giappone la sua diffusione è relativamente recente, ma adesso possiamo trovare pizzerie di qualità non solo a Tokyo ed Osaka, che offrono declinazioni napoletane, italiane e frutto della sperimentazione in loco (a proposito, consultate il nostro Pizza Advisor dedicato proprio alla capitale giapponese.).
Al di là di questo, e senza affondare le radici in nozioni storiche, ci sono alcune differenze riguardo a come viene consumata nel Bel Paese e nel Sol Levante – in linea generale sia chiaro! – che ho deciso di racchiudere in cinque punti principali.
1) Si mangia con le mani (oppure no?)
In Italia la pizza rappresenta tutt’ora un piatto popolare, accessibile, da godere innanzitutto con gli occhi. Si mangia con le mani per sentirsi più “vicini” all’impasto, ai profumi, agli ingredienti. Poco importa se ci si sporca o non si sfoggia particolare eleganza, volete mettere la soddisfazione di farsi avvolgere da questi fattori anche emozionali?
Ovviamente non c’è nulla di male (…) nell’utilizzare forchetta e coltello, soprattutto per quando ci sono condimenti più complessi. In Giappone rimane la forma di consumazione preferita, anche se l'”italianizzazione” è sempre più presente.
Nei miei viaggi nipponici mi è stato chiesto spesso se anche le persone benestanti o “nobili” seguono questa usanza: ebbene sì, non c’è alcuna divisione sociale in tal senso, anzi durante un appuntamento galante si potrebbe conquistare il proprio partner proprio sfoggiando doti innate di consumo “primordiale”.
2) La condivisione è un opzione, non un obbligo
Sharing is caring, ma non per la pizza: in Italia ognuno ordina la propria e al massimo condivide una fettina col prossimo. Questo perché assaporare solo una fetta non basta e, come vedremo nel prossimo punto, la pizza solitamente è l’unico piatto protagonista. Al massimo se ne ordina una ancora da condividere, cosa che invece in Giappone avviene sistematicamente: ci sono 4 persone al tavolo? Si ordinano 4 (o più) pizze in sequenza, con la volontà di provarne il numero maggiore possibile tra quelle presenti nel menu. In Italia la cosa è più lineare: spesso si parte da una margherita o marinara, rimandando la sperimentazione alle volte successive. Da non mettere ovviamente nell’equazione le degustazioni oppure i giropizza tra amici e foodblogger.
3) È il piatto principale, senza dubbio alcuno
Nel costume italiano la pizza rappresenta il piatto principale da accompagnare al massimo con un antipasto o caffè, talvolta col dolce. In Giappone tale usanza si innestata in un discorso più “complesso”, che prevede diversi antipasti, un primo, un secondo di carne o di pesce, dolce e chi ne ha più ne metta. Ovviamente la pizza viene condivisa al centro del tavolo tra più persone proprio come se fosse una portata di un menu completo, un assaggio quasi di pari valore rispetto alle altre pietanze.
4) È economica e accessibile, perlomeno dove è più diffusa
Prendiamo come esempio la Margherita al piatto: in Italia si parte dai 4 euro (500 yen) fino agli 8-10 euro (1200 yen), in Giappone raramente si spende meno di quest’ultima cifra, magari con impasto dalla grammatura più contenuta (180-200 grammi). La media si attesta tra i 12 e i 15 euro (1500-1800 yen), per sconfinare verso cifre ancora superiori.
La motivazione va ricercata nella storicità del prodotto e nella “prossimità” degli ingredienti principali, che invece in Giappone spesso vengono importati. Ma anche nel posizionamento differente e nell’incidenza degli altri costi sul prodotto finito, come spesso capita per i piatti non “autoctoni”: in Giappone la pizza è considerato un piatto di livello gourmet.
5) Tabasco, che tu sia dannato!
L’utilizzo del tabasco sulla pizza è una pratica figlia dell’influenza americana, arrivata prima di quella italiana in Giappone. Cosa mi (ci) tocca vedere! Va a rovinare il lavoro fatto dal pizzaiolo per equilibrare ed evidenziare i sapori, “coprendo” con le sue caratteristiche organolettiche gran parte degli altri ingredienti. L’olio invece gioca un ruolo fondamentale per esaltarli: c’è solo l’imbarazzo della scelta e si possono ottenere combinazioni di profumo e di gusto eccezionali!
Paese che vai, usanza che trovi: se ne avete voi da condividere, magari anche rispetto ad altri paesi, la porta dei Social e dei commenti è sempre aperta.
Ci sono 1 commenti
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1) Si mangia con le mani (oppure no?): sì dai, rigorosamente con le mani!
2) La condivisione è un opzione, non un obbligo: raramente vedo persone che la condividono, se non chi fa fatica a finirla. È una cosa che vedo spesso nei media americani. Io non resteri soddisfatto da una sola fetta.
3) È il piatto principale, senza dubbio alcuno: sottoscrivo.
4) È economica e accessibile, perlomeno dove è più diffusa: vero. Direi che se la possono permettere davvero tutti.
5) Basta col Tabasco: mai assaggiata col tabasco, ma mi vengono i brividi solo a pensarci.