Le festività natalizie sono oramai giunte al termine, abbiamo mangiato di più tra dolci fatti in casa a diversi panettoni, pandori e così via, fino a pranzi e cenoni. In questo periodo dell’anno spesso invito i miei pazienti a rilassarsi, quando parliamo di alimentazione, perché si prospetta un intero anno fatto di attenzione a tavola e sacrifici in palestra. Per questo sostengo da sempre che lasciarsi andare per qualche giorno di festività non porta a nessun tipo di problema.
Di questa cosa ne sono sempre più convinto grazie a dei ricercatori che attraverso la loro fantasia e voli (pindarici e fisici), sono partiti da un McMuffin a colazione per arrivare a chiedersi quante pizze possiamo mangiare senza modificare troppo i parametri ematici.
Questa è la storia, che poi ha portato alla conclusione di uno studio pubblicato sul British Journal of Nutrition nell’aprile del 2020, di James Bett e dei suoi colleghi ai quali, trovandosi in aeroporto e facendo colazione presso un McDonald’s, è balenata l’idea di comprendere quei meccanismi che si innescano se si mangia fino a non poterne più. Tornando a casa in aereo, dopo approfondite ricerche e discussioni, hanno strutturato lo studio in questione prendendo come alimento da usare in campo scientifico (e non è la prima volta) la nostra amata pizza.
L’idea era capire cosa succede al nostro organismo se si mangia fino a scoppiare, che differenze ci sono a livello ormonale dopo aver mangiato normalmente e dopo aver mangiato fino ad esaurimento e quali sono, se ci sono, quei segnali ormonali che indicano il massimo che possiamo ingurgitare.
Se mangio fino a scoppiare, che succede?
Sono stati selezionati 14 uomini fra i 24 e i 37 anni, tutti normopeso. Hanno dichiarato che, dopo aver mangiato una pizza, di solito, si sentivano già pieni e soddisfatti. Quindi sono stati invitati a partecipare a questo studio in doppio-cieco randomizzato dove hanno dovuto mangiare in un’occasione una pizza da 1800 kcal e in un’altra, non per forza in questo ordine, una pizza da 3600 kcal.
In entrambe le volte è seguito poi un prelievo del sangue, con valutazione di zuccheri, lipidi, insulina e grelina. Si è scoperto che anche mangiando ‘il doppio’ del normale non sussistevano chissà quali modifiche a livello ematico nel breve e nel medio termine. Lo zucchero nel sangue, quindi il valore della glicemia, non era più alto che dopo un pasto normale. Mangiare una pizza da 3600kcal o una da 1800kcal non portava particolari differenze.
Il valore dei lipidi nel sangue, come i trigliceridi, erano leggermente più alti dopo aver mangiato l’equivalente di due pizze, mentre l’insulina, che viene rilasciata per controllare lo zucchero nel sangue, era del 50% superiore al normale, nel caso della pizza “doppia”. Infine l’ormone che stimola l’appetito, la grelina, risultava più basso dopo aver mangiato la pizza più calorica. I valori poi rientravano abbastanza velocemente entro i valori di normalità, come se nulla fosse successo.
Il Prof. Betts, a capo del progetto, professore di fisiologia metabolica presso il Center for Nutrition, Exercise and Metabolism dell’Università di Bath, alla vista dei risultati non è rimasto poi tanto sorpreso, sostenendo che abbiamo sì la possibilità di mangiare tanto, anche oltre il necessario, ma anche la capacità del nostro organismo di riuscire a controllare i valori di zucchero e lipidi, senza troppe complicazioni.
La pizza: il profumo, i colori e la sua composizione la rendono irresistibile!
Più che i valori ematici, la cosa sorprendente è stata che tutti i partecipanti sono arrivati a fine pasto senza difficoltà, anche quando hanno mangiato la pizza “doppia”, probabilmente perché la pizza, grazie al suo profumo, ai colori e alla sua composizione, è uno dei piatti più appetibili che esistano.
Anche Connie Diekman, direttrice del corso di Laurea in Nutrizione presso la Washington University in St. Louis, Missouri, USA, in qualità di consulente esterno al progetto, ha confermato come i risultati rispecchino ciò che in ambito scientifico si dovrebbe già sapere, ovvero che il corpo sa adattarsi a nuovi stimoli e sa cosa fare con il cibo che introduciamo.
Ovviamente, ha aggiunto Diekman, l’eccesso di cibo costante metterebbe in discussione quanto bene l’insulina possa fare il suo lavoro e quanto bene il corpo possa smuovere il grasso senza avere un impatto persistente sui lipidi nel sangue.
Questo dimostra però che va bene avere un pasto particolare, abbondante, un “cheat meal” o pasto sgarro (chi frequenta le palestre sa di cosa stiamo parlando) per un’occasione speciale e che godersi quel determinato pasto servirà per tornare più carichi e determinati nel regolare regime alimentare seguito poi durante il resto dell’anno.
Tengo a precisare, e lo hanno fatto anche i ricercatori impegnati nello studio, che questo non è assolutamente un lascia passare per chi vuole ingozzarsi tutto l’anno o in tutti i giorni di festa. Mangiare responsabilmente è il primo passo per potersi permettere di godere il pasto fuori programma.
Separare lo sgarro dal quotidiano, quindi, ne abbiamo parlato anche nell’articolo abbasso la Diet Culture, la pizza può essere mangiata sempre.
- Physiological responses to maximal eating in men; James A. Betts et al.; British Journal of Nutrition; 2020