Mese di febbraio caldissimo, con temperature da forno per pizze napoletane, quello di Michele In the World, la società che gestisce le aperture dell’Antica Pizzeria da Michele in giro per il mondo. Come annunciato sul sito di MITW e sui canali social del non-pizzaiolo più famoso del mondo pizza Alessandro Condurro, CEO della società ed “erede” di questo ramo della famiglia Condurro, ci saranno ben due nuove aperture del brand Michele nel mese di febbraio. Parliamo di una prima apertura a Berlino e di una seconda apertura a Londra, dove è già presente l’ormai iconico indirizzo di Baker Street.
Con queste due nuove aperture, il gruppo Michele In The World raggiunge le sedici sedi aperte e lascia presagire un 2020 ricco di novità. Tra le aperture, vi abbiamo raccontato anche quella spettacolare a Yokohama, Giappone.
L’apertura di Londra sarà a Soho, in Old Compton Street 44: questa apertura secondo Condurro sarà mirata ad offrire al cliente un’esperienze elegante senza tradire però i dettami che hanno portato Michele nel mondo.
La nuovissima piazza da conquistare è, invece Berlino: precisamente a Ritz-Reuter-Straße 7 la pizzeria napoletana avrà la sua sede. Siamo abbastanza sicuri che ci sarà successo anche sul territorio tedesco.
Dire “Da Michele” è riferirsi alla pizza par excellence, iconica, ruota di carro strabordante dal piatto a salivazione immediata: da qualunque parte del mondo, chiunque si sia imbattuto anche una sola volta nella pizza napoletana avrà nell’immaginario, scolpita, la margherita e la marinara di questa pizzeria. Resa immortale anche da Julia Roberts nel suo Mangia, Prega, Ama, se fino a qualche anno fa sembrava impossibile che ci fossero “repliche autorizzate” della sede di Via Cesare Sersale, ad oggi rappresenta uno dei fenomeni imprenditoriali relativi al mondo della ristorazione più riusciti.
Un format snello, identitario quanto basta senza cadere in sovrabbondanti cliché, adeguatamente comunicato.
Ma come si diventa Michele In the World? In tempi non sospetti, su Dissapore abbiamo avuto una lunga chiacchierata con Alessandro Condurro, che nel tempo non ha tradito aspirazioni ed aspettative. Innanzitutto, pare evidente che da queste parti ci sia una forte – fortissima – consapevolezza di ciò che si è e di ciò che si potrebbe rappresentare nel mondo: un valore aggiunto che dà alla famiglia di MITW un discreto punteggio di partenza rispetto ad altri format e franchising, dopotutto parliamo (e lo diciamo senza timore di esagerare) della storia della pizza napoletana, che piaccia o meno.
La formazione dei pizzaioli assegnati alle sedi della Pizzeria Da Michele è altrettanto precisa, anche grazie all’Accademia dell’Antica Pizzeria da Michele: i pizzaioli passano direttamente sul banco storico della pizzeria, apprendendo le tecniche e le modalità, nonchè una certa “visione di vita” delle Pizzerie da Michele. Molto inclini al lavoro di squadra, poco protagonisti assoluti, poco inclini ai tabloid e molto legati alla filosofia aziendale.
Un lavoro certosino per quanto riguarda la selezione, la spedizione e lo stoccaggio delle merci nelle sedi: grazie a spedizioni via aerea a cadenza regolare, i prodotti delle pizzerie da Michele sono accuratamente selezionati in modo tale da garantire la medesima resa in ogni parte del mondo, senza sprechi, sovrabbondanze oppure azzardi non riusciti. Questo vale per pomodoro, fiordilatte, farine e tutto quello che va a comporre la pizza da Michele, compreso il tanto – ingiustamente – vituperato olio di semi.
Le sedi delle pizzerie da Michele sono così iconiche da entrare ben presto a far parte dell’ “arredo urbano” del posto. Spesso la posizione è legata a determinati punti di interesse come panorami o musei e sono facilmente riconoscibili dai loghi, volta per volta declinati in base alla città. Ed è così che ci ritroviamo tra i loghi Sherlock Holmes a Londra – Baker Street, John Lennon a Londra Soho, Einstein a Berlino, un Emiro a Dubai. Un modo intelligente, vincente, per comunicare alle persone del posto la volontà di entrare nella loro vita quotidiana senza però stravolgere la propria identità.
Ed è proprio su quest’ultmo punto l’ultima carta – solo in ordine di elenco – vincente di MITW , che è il menù. Ci si allontana quanto basta dallo stakanovista menu di Margherita e Marinara di Via Cesare Sersale, per venire incontro ai gusti dei clienti delle differenti città. Si ritrovano antipasti, qualche pizza in più, dessert e bibite aggiuntive. La pizza sarà sempre quella: sottile, fine di pasta, molto stesa ed abbondantemente guarnita; così come le facce degli avventori nuovi o affezionati che siano, saranno sempre le stesse: stupite di una gioia infantile, quasi animale, di ritrovarsi un po’ di storia napoletana nel piatto ed immaginare di essere a Napoli, ancora oppure per la prima volta.
Non si diventa MITW da un giorno all’altro.