50 Top Pizza World 2025: le stesse domande, gli stessi dubbi
nuovo editoriale scritto e in versione Lo Scassapizza
Podcast di Antonio Fucito — 3 mesi fa
Dopo un’estate piuttosto movimentata siamo arrivati a 50 Top World 2025, guida che ha messo insieme tutte le altre proprie classifiche per decretare quelle che, secondo la stessa organizzazione, sarebbero le migliori pizzerie del pianeta.
Idealmente si chiudono due mesi nei quali sono nate parecchie polemiche, critiche ma anche domande, riprese da noi su Garage Pizza, Dissapore e tante altre testate nazionali. Fino alla “ribellione” di alcuni pizzaioli che hanno chiesto un modello più chiaro. Per avere un quadro complessivo di tutto quanto successo, gli articoli di opinione e le polemiche che sono sorte, potete consultare questo articolo sempre su Garage Pizza.
Detto questo, dopo 50 Top Pizza World 2025 non è cambiato praticamente nulla, con le stesse domande – talvolta retoriche? – rimaste irrisolte e un manifesto che rimane sempre troppo generale, lontano dall’approfondire dettagli che sarebbero fondamentali in chiave autorevolezza e credibilità assoluta, dal mio punto di vista due aspetti che oggi mancano.
Il paradosso degli ex aequo
La prima domanda di molti era relativa agli ex aequo sempre e solo relativi alle primissime posizioni, anche perché, statistiche alla mano, si tratta di una cosa altamente improbabile.
La risposta di 50 Top Pizza? Farne ancora di più.
Quest’anno, infatti, compaiono anche in posizioni intermedie, col risultato che le pizzerie premiate non sono 100, né 50 come lascerebbe intendere il nome, ma ben 107.
Una scelta “creativa” e se vogliamo legittima quella di non saltare la posizione successiva al pari merito, ma che dinnanzi alla quale più di un matematico potrebbe gettarsi da una finestra quadrata.
I premi speciali (e gli sponsor)
Un altro tema molto caldo è stato quello dei premi speciali. Ritorna infatti il riconoscimento per la miglior proposta dei fritti, che “magicamente” è stato modificato solo una volta e solo in seguito al clamoroso errore dell’averlo assegnato in Italia a BOB Alchimia a Spicchi, che non frigge.
Se vi ricordate la toppa, peggiore del buco, è stata quella di cambiare in corso d’opera la descrizione del premio – che si chiama, lo ricordo, il “Fritturista” – in una legata alla valorizzazione dell’olio in generale.
Resta poi un ulteriore dubbio, sempre legato ad un manifesto troppo superficiale, riguardo a come vengono assegnati tali premi speciali; la presenza così evidente del nome dello sponsor nel premio e la consegna da parte dello stesso, non aiutano in tal senso a far capire come debba essere percepito.
Una guida “mondiale”, ma prevalentemente italiana
Guardando la classifica mondiale viene più di un dubbio sul fatto che voglia parlare di tutti gli stili di pizza o che sia pesantemente sbilanciata su quelle che hanno a che fare con l’Italia e prodotti italiani.
A conti fatti una parte maggioritaria delle pizzerie premiate all’estero sono comunque italiane, gestite da italiani o con pizzaioli italiani. La scena realmente locale – penso ad esempio a Giappone, Stati Uniti o Canada – è stata quasi del tutto ignorata, e lo dico con una certa sicurezza avendone provate un numero importante in questi paesi. E questo stride con l’idea di “miglior pizzeria al mondo” senza aggiungere alcune desinenze quali ad esempio “Made in Italy” “Secondo 50 Top Pizza”, “Tra quelle provate”.
Il manifesto anche in questo caso non arriva in aiuto, e i comunicati stampa che sono stati mandati e quindi ripresi dalle varie testate hanno alimentato tale comunicazione confusa e incompleta. Nota a latere, fa male vedere testate giornalistiche anche famose non in grado di informarsi ed elaborare i testi ricevuti, spesso facendo copia-incolla magari con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.
L’annosa questione di ispettori e pizzerie censite
Al momento di scrivere questo articolo non esistono comunicazioni ufficiali sul sito di 50 Top Pizza riguardo il numero complessivo di ispettori in giro per il mondo, delle pizzerie censite o di come vengono messe a confronto le pizzerie di diversi paesi. Di pubblico ho trovato solo l’affermazione sul palco di 50 Top Italy relativa alle 100.000 pizzerie visitate, alcune interviste in tv che parlano di 1000 ispettori e vocali (di cui tocca verificare la veridicità) che invece parlano di poche centinaia di pizzerie provate in Italia.
Nei primi due casi mi sembrano numeri irrealistici, senza contare appunto l’enorme mercato estero le cui modalità di censimento e di confronto tra i vari paesi sono completamente ignote.
È chiaro che non bisogna provare tutte le pizzerie – un esperto, un giornalista, un gastronomo e quindi una guida hanno la capacità di scremare, scegliere, valutare a priori un sottoinsieme di pizzerie da provare – ma sarebbe fantastico capire esattamente quali siano i capisaldi di un progetto quale potrebbe essere quello di una classifica.
Allo stesso modo, e sto parlando in linea generale, vanno rispettati i ruoli: il pizzaiolo non può mettersi a fare classifiche, così come un critico non deve fare il pizzaiolo, sponsorizzare prodotti oppure farsi sopraffare dalla pressione di uno sponsor. Solo distinguendo i compiti e mantenendo trasparenza una guida può diventare davvero autorevole.
Oggi nel mondo pizza regna una confusione totale: ognuno si proclama campione del mondo di qualcosa, ognuno fa sottintendere come la propria guida o classifica sia “assoluta” e “ufficiale”. Ma senza criteri chiari, trasparenza e ruoli ben definiti, il risultato è ben lontano da essere quello ideale, e l’ennesimo titolo di “miglior pizzeria al mondo” rischia di sembrare poco più che uno slogan che un reale attestato di merito.
Qui sotto trovate la puntata dedicata a questo argomento del podcast “Lo Scassapizza”.
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