Chef’s Table porta la Pizza su Netflix: storie di vita, impasti e passione
Partendo dalla Pizza, la docu-serie racconta la vita
Recensione di Tommaso Stio — 2 anni fa
Lo scorso mercoledì 7 settembre è uscita su Netflix la nuova stagione della docu-serie Chef’s Table, con sei episodi inediti interamente dedicati al piatto più amato e celebre del mondo: la Pizza. Una produzione mastodontica che, in giro per il mondo, punta a raccontare le storie celate dietro quel disco di pasta magico partendo proprio da chi, attorno alla Pizza e agli impasti, ha plasmato la propria carriera e la propria vita. Un giro del globo che non poteva disdegnare il nostro Paese e anzi, vi si è fermato in due tappe diverse, dando voce a due italiani maestri dell’impasto di nome Franco Pepe e Gabriele Bonci.
Per chi non l’avesse mai sentita prima, si tratta di una serie dedicato alla cucina che ha esordito nel 2015 con una puntata dedicata allo Chef Massimo Bottura, del ristorante tre stelle Michelin Osteria Francescana a Modena. Per questa stagione speciale invece gli autori hanno scelto sei personalità molto curiose e diverse tra loro, per parlare di passione, famiglia e di vita in generale, attraverso i gusti e i sapori della Pizza.
La Pizza è vita
Come detto, per rappresentare la patria della Pizza sono stati scelti Gabriele Bonci (di Bonci Pizzarium) e Franco Pepe (di Pepe in Grani), due grandi interpreti della pizza contemporanea che, con amore e creatività, sono riusciti a elevare il nostro piatto preferito a un livello superiore e inedito. Oltre a loro però troviamo la toccante storia personale di Chris Bianco (Phoenix), il peso dei pregiudizi razziali nella vita di Ann Kim (Minneapolis) e la lotta per l’affermazione di sé di Yoshihiro Imai (Kyoto) e Sarah Minnick (Portland).
La pizza come mezzo per raccontare la vita, il riscatto e la creatività
Chef’s Table Pizza dunque non celebra la pizza in quanto tale ma la personifica in un qualcosa di più grande al fine di raccontare la vita delle persone che le ruotano attorno, una tela bianca al servizio della creatività e della sensibilità degli Chef, una via per il riscatto personale.Con questo espediente narrativo la produzione americana inquadra non soltanto i singoli pizzaioli ma anche tutto ciò che li circonda, la famiglia, gli affetti, il mondo del lavoro e più in generale la società di oggi e del passato, come in un vero e proprio trattato sociologico.
Questa scelta risulta vincente poiché pone le basi per uno storytelling sempre intrigante e ricco di informazioni e curiosità, anche per tutti coloro che magari hanno già avuto la possibilità di gustare dal vivo una o più delle pizze citate nella serie. Dal punto di vista di un italiano poi, guardare tutti gli episodi proposti da Netflix ci dà l’effettiva dimensione di come la pizza sia diventata un cibo unico nel suo genere, capace di assorbire culture e sapori e di trasformarsi in qualcosa di imponente, altrimenti irraggiungibile nella sola dimensione nazionale (in questo senso già qualche mese fa vi avevamo raccontato l’amore di New York per il disco di pasta).
Pizza per tutti
Dal punto di vista produttivo, nulla da eccepire verso una costruzione narrativa e tecnica impeccabile, con scorci unici e splendidi, raccontati attraverso riprese panoramiche generose e primi piani dalla forte carica emotiva. Uno stile pressoché cinematografico, forse inedito per raccontare la pizza, sicuramente funzionale e cucito su misura per parlare di uomini e donne e delle loro storie personali.
Il pizzaiolo dunque è sì protagonista assieme alla sua pizza ma non è certo una star solista: nel corso degli episodi prendono la voce giornalisti, esperti, parenti e amici che permettono al regista di giocare con punti di vista differenti, talvolta in contrasto, per rendere il racconto più dinamico e sfaccettato. Dal punto di vista tecnico invece, la scelta di Netflix è chiara: creare un prodotto per il grande pubblico, accessibile a tutti e democratico, come la pizza. Dimenticatevi tecnicismi e complicazioni su ricette, impasti o reazioni chimiche: Chef’s Table Pizza parla per immagini e lo fa egregiamente, facendoci vedere da vicino i forni, le postazioni di lavoro e le materie prime ricercate e scelte dai pizzaioli.
Una storia italiana (anzi due)
Le due storie scelta dalla produzione per raccontare la Pizza nel nostro Paese sono molto diverse tra loro e, in un certo senso, complementari. Con Franco Pepe abbiamo da una parte la storia della pizza contemporanea, dall’iniziale complesso di inferiorità come piatto a una nuova dimensione, inedita, per un cibo e unico e dal potenziale pressoché illimitato. Nel secondo caso invece si racconta la pizza in teglia alla romana attraverso uno dei suoi interpreti più celebri, colui che l’ha portata prima in TV e che, con studio e duro lavoro, l’ha allontanata dal concetto di ‘junk food’ attorno a cui orbitava nei primi duemila.
Senza scendere troppo nei dettagli per non rovinarvi il gusto del racconto, vi possiamo dire che l’episodio dedicato a Franco Pepe è incentrato sulla nascita del suo concetto di Pizza contemporanea, una pizza che sappia osare e che conosca da vicino gli ingredienti del territorio per valorizzarli al meglio a tavola. Una storia che non manca di momenti tristi e toccanti e che ci racconta come il pizzaiolo di Caiazzo abbia dovuto attraversare un lungo percorso di vita, assumendosi rischi e scommettendo su di sé, prima di diventare uno degli interpreti più importanti e influenti del panorama mondiale.
Di rinascita e palingenesi si parla invece nella puntata dedicata a Gabriele Bonci con uno spaccato, molto intimo e sincero, della sua vita personale, del suo trionfo in TV e poi delle sue debolezze e insicurezze. Sicuramente invidiato da moltissimi colleghi, Bonci ha dovuto toccare il fondo prima di rialzarsi, uccidendo metaforicamente il sé stesso televisivo per potersi liberare da quel peso e da quella dimensione, vissuta da lui come svilente e limitante per il suo animo e la sua personalità.
In tutto ciò la Pizza accompagna ogni episodio e viene ripresa da vicino come fosse un attore protagonista, che sorride in camera e che ama mostrarsi in tutto il suo splendore. Un prodotto televisivo, quindi, che rafforza il discorso che anche noi portiamo avanti qua su Garage Pizza: la Pizza non è soltanto un piatto, è storia e cultura, passione e amore, sudore e fatica ed è, più in generale, vita.
Una serie da promuovere a pieni voti perché, parlando una lingua comprensibile al grande pubblico e affascinando con inquadrature e storie personali, racconta tutta la dedizione e l’amore che c’è dietro a un impasto, a una pizza e a un’idea. Un grande tributo al settore e un grande riconoscimento, ammettiamolo, anche a Gabriele Bonci e a Franco Pepe (nonostante il suo inspiegabile crollo nella classifica 50 Top Pizza), due interpreti illuminati che oggi, più di prima, mirano all’Olimpo della Pizza.
Chef’s Table Pizza
Soggetto: David Gelb
Regia: Abigail Fuller, Clay Jeter, Zia Mandviwalla e Brian McGinn
Produzione: Boardwalk Pictures, Supper Club.
Produzione esecutiva: David Gelb, Andrew Fried e Brian McGinn
Co-Produzione esecutiva: Dane Lillegard e Danny O’Malley