50 Top Pizza 2025: una classifica vittima delle sue dimensioni

quando si vuole fare troppo, i problemi compaiono dietro l’angolo

Rubrica di Antonio Fucito — 5 mesi fa

Si è da poco svolta a Milano la premiazione 2025 di 50 Top Pizza Italia, la guida curata da Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro che vuole intercettare le migliori pizzerie del Bel Paese (e del mondo) mediante l’utilizzo di ispettori anonimi e un algoritmo che viene spiegato in maniera sommaria dal manifesto sul sito ufficiale:

Il lavoro di 50TopPizza parte con un primo grande sondaggio aperto a circa 150 ispettori in Italia scelti in base a loro dichiarazione scritta per non aver alcun rapporto commerciale diretto o indiretto con le pizzerie. È stato fissato un algoritmo che tiene conto del peso di ciascuna regione in base alla popolazione residente, al flusso turistico e al numero delle pizzerie. Ciascun ispettore può votare un tot di pizzerie della propria regione e un tot di altre regioni italiane a patto che le abbia visitate..

A questo indirizzo trovate tutti i vincitori di una guida che, nata nel 2017, ha fatto parecchia strada nel diventare un obiettivo da raggiungere da parte dei pizzaioli e nel generare una rassegna stampa che ha portato ad autoproclamarsi, in maniera invero non proprio elegante, come la guida più influente legata alla pizza.

A vincere quest’anno la classifica delle 100 migliori pizzerie in Italia è stata I Masanielli di Francesco Martucci, che quest’anno si è “scrollata” di dosso l’ex aequo con Diego Vitagliano Pizzeria, posizionata adesso al secondo posto assieme a Confine. Al terzo posto Illuminati Seu, che a noi non aveva convinto del tutto lo scorso anno.

In aggiunta alla classifica principale sono stati assegnati una serie di premi speciali, personalizzati con i nomi degli sponsor, che hanno messo in luce caratteristiche specifiche delle pizzerie, come ad esempio l’offerta dei dolci.
Uno in particolare ha generato parecchie perplessità, quello dedicato alla migliore proposta dei fritti assegnato a Bob Alchimia a Spicchi a Montepaone (qui la scheda nel nostro Pizza Advisor), in provincia di Catanzaro. La pietra dello scandalo è stata il fatto che la pizzeria non propone proposte fritte nel menu, per una scelta filosofica di anni ben conosciuta dai numerosi avventori ed esperti del settore.

Alcune delle monoporzioni non fritte di BOB Alchimia a Spicchi

Un errore piuttosto madornale che giocoforza ha scatenato parecchi retropensieri tra lettori e addetti ai lavori. C’è stato infatti chi ha pensato che non tutte le pizzerie vengono provate e chi messo in dubbio la reale utilità di avere ispettori anonimi che evidentemente non hanno quel grado di capacità tale da poter essere il braccio armato di una guida.

La toppa è stata peggio del buco ed è stata affidata ad una comunicazione scritta sui social con un italiano piuttosto incerto: guardate, è stato un errore dei grafici e volevamo premiare “l’impegno della pizzeria per la gestione colta ed efficace dell’olio d’oliva”. Peccato che ovunque sul sito, sul palco, negli articoli pubblicati dai curatori e nei comunicati stampa ripresi dalle altre testate, il premio assegnato fosse proprio quello per la miglior proposta di fritti.
Nella giornata seguente la dicitura è stata cambiata in “Valorizzazione dell’Olio 2025” che, oltre a sembrare una categoria aleatoria nei canoni di giudizio, rappresenta senza alcun dubbio un’ulteriore toppa poco riuscita. Basta inoltre scorgere ad esempio le edizioni 2024 e 2023 per ravvisare proprio la presenza del riconoscimento legato ai fritti, con lo stesso sponsor a fare da testimonial. Qui sotto trovate gli screenshot di questa telenovela pizzosa, a supporto della narrazione.

Nell’ordine: 1) La comunicazione di BOB Alchimia a Spicchi sul premio; 2) La “giustificazione” social di 50 top Pizza; 3) Il punto di vista di Alessandra Molinaro di Timo Studio, che si occupa della comunicazione della pizzeria; 4) L’articolo sul blog di Luciano Pignataro preparato presumibilmente in anticipo; 5) Il premio originale 2025 sul sito ufficiale di 50 top Pizza; 6) La versione modificata del premio, introdotta il giorno dopo; 7) Il premio assegnato nel 2024 (e anche negli anni prima), che ha la dicitura di quello originale 2025

Il punto è che nel 2025 50 Top Pizza, nel tentativo di censire tutto lo scibile e premiare il maggior numero di pizzerie possibile, ha perso completamente il focus su cosa dovrebbe essere una guida, incorrendo in errori strutturali e operativi piuttosto importanti.
Dalla comunicazione generale raffazzonata ad un manifesto troppo generico e fumoso, passando per “licenze poetiche” come assegnare degli ex equo solo nelle primissime posizioni che, mentre ovunque farebbero “saltare” quella la successiva (se due pizzeria sono alla pari al secondo posto, quella seguente sarebbe al quarto, non al terzo), in questo caso porta le pizzerie premiate da 100 a 101.

Durante la premiazione sul palco il presentatore Federico Quaranta ha parlato inoltre di 100.000 attività censite, un numero astronomico che fa a botte con la matematica, sotto diverse angolazioni: se gli ispettori sono 150 come scritto sul sito (ma non si capisce se per tutto il Mondo o solo Italia), dovrebbero aver visitato 666 (!) pizzerie a testa, un numero francamente improponibile. Se gli ispettori invece fossero 1000 (mi ricordo altre dichiarazioni in tal senso sui social), comunque dovrebbero aver visitato 100 pizzerie a testa, senza pensare che con uno scontrino medio di 25€ si parlerebbe di milioni di euro di spesa solo per testare le pizzerie.

Dando per buoni questi numeri, ad ogni modo, come ci si può “fidare” di cosi tante persone dai gusti disparati, che provano solo un sottoinsieme di pizzerie locali, per affibiare poi un verdetto complessivo così importante? Il rischio è proprio di incorrere in errori gravi come il summenzionato premio speciale oppure definire con inesattezza le caratteristiche delle pizzerie, ad esempio quella di Enzo Bastelli definita a ruota di carro quando non lo è, come evidenziato dal pizzaiolo napoletano sui social. Lasciamo fuori infine le valutazioni sulle posizioni in classifica, anche se pure in questo caso ho letto parecchie critiche causa pizzerie passate dal nono posto a fuori dalla top 100 senza motivazioni apparenti, oppure l’ingresso in classifica di pizzerie che su Google e TripAdvisor hanno tre stelle e mezzo su cinque, con centinaia di valutazioni.

Margherita sbagliata (Pepe in Grani, Caiazzo, Caserta)

I tempi sono maturi per 50 Top Pizza, ad ogni modo, per capire quale strada intraprendere per davvero: a me piacerebbe fosse quella della trasparenza, con un manifesto più chiaro, strutturato e in grado di spiegare meglio il funzionamento della guida; e ancora, premi speciali accompagnati da una descrizione che ne indichi come vengono assegnati, e cosa premiano nel dettaglio. Sarebbe bello anche abbandonare la pratica degli ispettori anonimi che – al di là del loro numero – non potranno mai garantire un’autorevolezza a quella che si è autoproclamata la guida di pizza più influente al mondo e che dovrebbe pensare un po’ di più alla comunicazione e alla sostanza.

In questo periodo storico il mondo delle classifiche legate alla pizza sta soffrendo di una notevole crisi di identità, ve ne ho parlato anche per The Best Pizza in un precedente articolo/podcast.
Sempre meno pizzaioli aspettano tali classifiche (che poi le seguano tutti è un altro discorso), sempre di più rimangono scottati in seguito alla pubblicazione dei risultati, mentre i clienti che le leggono rimangono relativamente pochi.

Quanto sarebbe bello mettere maggiormente il lettore e la meritocrazia al centro del villaggio, ma questo è argomento da trattare in un altro momento.


Se non vi è bastato questo editoriale, qui sotto trovate la puntata dedicata del podcast “Lo Scassapizza”, nella quale approfondisco ulteriormente i concetti legati al mondo delle classifiche e delle criticità di 50 Top Pizza.
Su Instagram trovate infine la versione video anche con sottotitoli.

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