Da Napoli sta’ ca” a Casa Italia: la Pizza di Giuseppe Errichiello conquista il Giappone
dalle difficolta ad essere punto di riferimento a Tokyo
Rubrica di Antonio Fucito — 3 anni fa
L’abbiamo detto in più di un’occasione, ma è bene ribadirlo: in Giappone, a partire da Tokyo, ci sono delle ottime pizzerie e bravi pizzaioli, italiani e giapponesi, in grado di sfornare un disco di pasta che non fa rimpiangere di essere a 10.000 km di distanza dalla Casa Madre. Per questo abbiamo dedicato un’intera sezione alla città di Tokyo all’interno del nostro Pizza Advisor, Garage Pizza è disponibile anche in versione giapponese e, nel corso degli anni, abbiamo organizzato alcuni eventi in terra nipponica, come ad esempio quello del 2018 presso l’Ambasciata d’Italia a Tokyo, denominato “L’Italia, il Giappone e la Pizza” (a questo indirizzo, su Dissapore, il resoconto.).
La storia della pizza napoletana (e italiana) in Giappone vede le sue radici negli anni 90 – ebbene si, è arrivata dopo quella americana – con pionieri quali Salvatore Cuomo, a cui ha fatto seguito la prima pizzeria certificata nel 1996 dall’Associazione Verace Pizza Napoletana, (Ristorante Pizzeria Marechiaro). Non solo, nello stesso periodo diversi nativi giapponesi sono andati in pellegrinaggio in Italia per apprenderne la realizzazione, in alcuni casi semplicemente assaggiando la pizza per le strade di Napoli. Da Tetsuya Ikeda di Bella Napoli a Yoichi Watanabe di Partenope fino a chi ha creato un ibrido italo-giapponese, come Susumu Kakinuma di Seirinkan.
Dedicheremo un articolo specifico alla storia della pizza italiana in Giappone, ma se oggi dovessimo indicare chi la rappresenta al meglio in tutte le sue sfumature, Giuseppe Errichiello sarebbe tra i maggiori candidati con le sue due pizzerie Napoli sta’ ca”, una nel quartiere di Kamiyacho, l’altra in quello di Komazawa.
La storia di Giuseppe è di quelle complesse, l’ha portato a crescere lontano dalla famiglia e senza un’istruzione adeguata, con pochi mezzi a disposizione; dopo un colpo di fulmine per una ragazza giapponese conosciuta in Italia si è trasferito molto giovane in Giappone, anche se in realtà di quella cultura, al tempo, non ne conosceva nulla e nemmeno ne era attirato particolarmente.
Da qui il proprio percorso di crescita professionale e personale: lavapiatti a venti anni nel locale “Buttero” di Salvatore Cuomo, tre anni e mezzo al “Pizzorante Spaccanapoli” dello chef Suzuki, un anno presso il ristorante Bicocca. Poi il primo mattoncino, di quelli non senza sacrifici e prestiti importanti, che ha portato all’inaugurazione della prima pizzeria l’11 ottobre 2011 nel quartiere di Kamiyacho, con la suggestiva Tokyo Tower a fare da sfondo, che oggi vede al comando il fratello Carlo, a cui è estremamente legato.
Il 6 ottobre 2015 è stato il turno del locale di Komazawa, proprio stesso locale lasciato “libero” dal ristorante Bicocca.
Ho conosciuto Giuseppe qualche anno fa, poco dopo l’apertura della seconda pizzeria, per ravvisare in prima persona come Napoli sta’ ca” rappresenti davvero una sede distaccata di una pizzeria napoletana, per calore e “affetto” da parte di chi ci lavora. Un po’ di cucina italiana, anche con ingredienti giapponesi, affianca la pizza di Giuseppe, assoluta protagonista e in costante miglioramento nel corso degli anni, come ho avuto modo di ravvisare. Oggi rappresenta indubbiamente una delle migliori espressioni presenti in Giappone.
L’ultima soddisfazione per il pizzaiolo di Afragola è la collaborazione presso Casa Italia, il quartier generale / media factory che ospita gli atleti e le produzioni legate alle Olimpiadi di Tokyo, un format che fin dal 1984 (Los Angeles) interagisce con la spedizione azzurra durante questa manifestazione: per il movimento della pizza italiana in Giappone rappresenta un ulteriore riconoscimento.
Giuseppe Errichiello è un chiaro esempio di quando il lavoro e la “cazzimma” possano contrastare una vita difficile e con pochi mezzi a disposizione. Oggi Napoli sta’ ca” rappresenta un porto sicuro per i giapponesi, gli italiani all’estero e quelli che vogliono un po’ di napoletanità tra un ottimo ramen e un grandioso tonkatsu.