La “ribellione” di alcuni pizzaioli verso 50 Top Pizza e le classifiche
un momento di profonda riflessione per il Mondo Pizza
Rubrica di Tommaso Stio — 3 mesi fa
È stata un’estate piuttosto calda all’interno del Mondo Pizza, a causa della miccia accesa in seguito alla premiazione di 50 Top Pizza Italia, che ha sollevato diverse critiche relative alle dichiarazioni fatte sul palco e un manifesto poco dettagliato riguardo la quantità di pizzerie censite, il numero di ispettori e l’assegnazione dei premi.
Sulle pagine di Garage Pizza abbiamo approfondito l’argomento con diversi editoriali, relativi a una classifica vittima delle sue dimensioni e ad un clamoroso autogol che dimostra come il Mondo Pizza abbia perso, fino ad una serie di podcast all’interno de Lo Scassapizza.
Anche i nostri cugini di Dissapore si sono interrogati su cosa ci dice l’assegnazione del premio fritturista a BOB Alchimia a Spicchi che non frigge e non sono mancati parecchi articoli ed editoriali dello stesso tenore da parte di altre testate italiane.
Per quanto riguarda invece l’altro lato della “barricata”, ovvero quella dei pizzaioli, si è generata una sacca non trascurabile di malcontento sempre nell’ottica di richiedere maggiore chiarezza, tra chi ha postato sui social network fino a ad un’azione vera e propria. I pizzaioli Attilio Albachiara, Giuseppe Vesi e Roberto Esposito, infatti, assistiti dagli avvocati Angelo e Sergio Pisani, hanno formalmente diffidato gli organizzatori richiedendo chiarezza, rettifiche e in caso negativo la sospensione dell’imminente evento dell’8 settembre, che premierà le migliori pizzerie del mondo secondo questa classifica la quale, si spera, ne approfitterà per redigere un manifesto più dettagliato riguardo le sue dinamiche.
Queste le criticità maggiori evidenziate dalla diffida:
- Esiste una discrepanza tra le visite annue e gli ispettori dichiarati pubblicamente dalla guida e quelli che dovrebbero essere davvero i numeri reali, nell’ordine delle centinaia e quindi in percentuale nettamente più bassi rispetto al numero di pizzerie presenti nel Bel Paese.
- Vengono messi in discussione criteri poco trasparenti, premi che favorirebbero locali affiliati con determinate agenzie di comunicazione, e un potenziale conflitto di interessi legato alla figura di Luciano Pignataro, giornalista che promuove la guida sulla sua testata come informazione neutra, pur essendo coinvolto nella sua gestione.
Tale tam-tam mediatico ha generato parecchio fermento sui Social Network, animati da pizzaioli che hanno difeso la classifica o appoggiato la critica, alcune risposte indirette dei curatori, fino a consumatori che manifestano stanchezza verso classifiche e guide talvolta percepite come autoreferenziali e poco credibili.
Forse siamo giunti a un momento che non rappresentano più una mera disputa tra professionisti, ma un banco di prova etico per il settore della ristorazione. Il “caso 50 Top Pizza” pone domande centrali sul come garantire trasparenza e imparzialità quando si premiano professionisti del cibo e quali cambiamenti possono essere implementati per assicurare responsabilità e rigore anche in contesti privati, necessari per apparire autorevoli agli occhi del consumatore finale.
In attesa delle possibili ulteriori polemiche che ci potrebbero essere dopo l’evento dell’8 settembre, ci troviamo sicuramente in un momento importante per il Mondo Pizza, nel quale è seriamente in discussione il prestigio delle classifiche e come avviene il racconto delle pizzerie.
I pizzaioli “ribelli” spingono per un modello più equo, aperto e credibile che, a nostro modo di vedere, deve rimanere ad appannaggio di chi scrive e giudica le pizzerie per professione, in una separazione marcata e non permettendo a nessuna delle due professionalità di scavalcare o interpretare il ruolo dell’altra.