Pizza in bustina: la provocazione dello Chef vincitore di Masterchef Italia 6
Esercizio di stile o avanguardia culinaria?
News di Tommaso Stio — 3 anni fa
Tante volte ci siamo soffermati sul raccontare il piacere di gustare una pizza al piatto, l’entrare in pizzeria e sentire il profumo del pomodoro e il calore del forno nell’aria, scegliere la nostra (o le nostre, ndr) pizze da ordinare e attendere pazientemente che il pizzaiolo faccia la sua magia e ci consegni una pizza gustosa e bollente da divorare, spicchio dopo spicchio.
Oggi invece parliamo sempre di Pizza ma in tutt’altra forma: ci riferiamo alla Pizza Marinara ideata e creata dallo Chef Valerio Braschi, vincitore di Masterchef Italia 6, il quale da un po’ di tempo a questa parte ha iniziato a giocare con le forme e l’estetica dei piatti e le rispettive consistenze. Dopo la lasagna in tubetto e la carbonara liquida, questa volta la ‘smaterializzazione’ ha coinvolto anche la nostra amata Pizza che è diventata una… bustina commestibile. Come spiegato in un’intervista al Corriere, si tratta del risultato di una cucina d’avanguardia dove lo Chef vuole dimostrare che “i piatti possono essere anche trasformati in qualcosa che cambia forma, consistenza, temperatura ed estetica ma mantiene lo stesso gusto”. Il tutto – dice lui sul suo seguitissimo profilo Instagram – senza l’intenzione di provocare.
Ma quali sono gli ingredienti, vi chiederete voi? Partiamo dalla bustina che, come detto, può essere mangiata e viene ricavata dall’amido del riso. Al suo interno troviamo una polvere di pomodoro che altro non è che il risultato di una crema di pomodoro molto ristretta con dentro dell’aglio. Questa viene poi frullata e stesa in forno per l’essiccazione (si impiega una notte a 70°C). Invece l’origano viene disidratato a 50°C e reso poi polvere.
L’ultimo passaggio riguarda il cornicione e l’impasto della pizza: per riprodurne il sapore viene usato il cornicione di una pizza normale, biscottato in forno e poi frullato fino a renderlo una polvere. A questo punto, com’è ovvio, le tre polveri vengono unite nella bustina e questa chiusa con una termosigillatrice.
Per chi volesse provarla in prima persona, ricordiamo che questo e gli altri piatti dello Chef Valerio Braschi possono essere provati al Ristorante 1978 a Roma.