Multa alle aziende di delivery: non hanno tutelato la salute e la sicurezza dei rider

Oltre quindicimila euro di sanzione

News di Tommaso Stio — 2 anni fa

delivery lavoro

Che la situazione lavorativa di rider e aziende di delivery non sia tra le più rosee, è cosa nota. Così come è risaputo che più di una sentenza di tribunale ha chiesto alle aziende di iniziare ad assumere regolarmente i rider e a proporre contratti di lavoro regolari, attraverso delle vere e proprie assunzioni, con tanto di assicurazione, ferie e malattia.

Just Eat al momento è la prima azienda che si è mossa in tal senso e, a piccoli passi, l’intenzione sembra essere quella di regolarizzare la propria posizione ma finora, loro come quasi tutti i competitor del settore, non sono stati in grado di rispettare tutte le norme e le tutele sul lavoro previste. Questo almeno è ciò che emerge dall’attività della procura e dei carabinieri sulle multinazionali Glovo, Uber Eats, Deliveroo e Just Eat che avrebbero violato le norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e alle quali viene dunque imposto il pagamento di una piccola sanzione, pari a 15.700 euro per ciascuna società (l’importo è stato dunque fissato e non moltiplicato in base al numero di rider, come si era ipotizzato finora, ndr).

Assieme a questa decisione, il tribunale ha sottolineato l’obbligo per le società che operano nel delivery di mettersi in regola con il Documento di valutazione dei rischi, impegnandosi a operare una vera e propria formazione in materia di sicurezza sul lavoro dei rider e fornendo agli stessi gli strumenti e i dispositivi di protezione individuale come casco, guanti, giacca e pantaloni anti-pioggia e catarifrangente, oltre alla necessità, fondamentale, di sottoporre i rider a una visita medica.

Come detto le aziende dovranno dunque investire dei soldi per ciascuno dei loro rider in attività ma non vi sarà nessun obbligo per quanto riguarda l’acquisto dei veicoli: non sarà infatti necessario comprare e consegnare ai rider i mezzi di trasporto come moto o biciclette in quanto si tratta di una prestazione lavorativa che non presenta alcuna esclusività ma è anzi versatile e può essere interrotta in ogni momento.

Insomma, è stato compiuto un altro passo importante per regolarizzare questa nuova classe di lavoratori che, specie durante la pandemia, ha contribuito e continua a semplificare la quotidianità di tutti ma la lotta, annunciano i sindacati, non è ancora terminata. Non è facile capire quale sarà il futuro delle App Delivery ma in ogni caso, oltre a celebrare i propri fatturati stellari, è sempre più evidente come queste aziende non possano certo soprassedere sulle condizioni di lavoro di chi effettua le consegne, anello fondamentale per il loro business.

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