Di omofobia, pizzerie e pizzaioli

Il mondo Pizza continua a far parlare di se, e non per la Pizza

Rubrica di Antonio Fucito — 2 anni fa

Pizza a forma di cuore

L’antefatto è oramai di dominio pubblico, Massimiliano Di Caprio, titolare della pizzeria Dal Presidente a Napoli, ha pubblicato qualche giorno fa una storia Instagram dal contenuto chiaramente omofobo, salvo poi giustificarsi maldestramente il giorno dopo (“ho tanti amici gay”, welcome back to 2000s) per poi, forse, rendersi davvero conto di ciò che ha affermato, provando a rimediare incontrando Arcigay e altre associazioni.

Il suo italiano incerto e la generalizzazione massima sull’argomento (ancora più grande di quanto interpretato da molti), inoltre, hanno generato un vespaio enorme, che puntualmente si è materializzato in centinaia di recensioni negative sulla qualità della pizzeria (cosa c’entra?!), offese alla persona e prese in giro per il suo grado di istruzione.

Ci si scandalizza quindi, giustamente, per un modo di pensare becero e irrispettoso, si lotta per l’inclusività e l’assenza di discriminazione ma contestualmente ci si abbassa allo stesso livello. Partendo da quanto letto, indubbiamente viene da pensare a un’estrema dose di ignoranza sugli argomenti trattati e un’istruzione non proprio stellare, ma non sappiamo se è stata una scelta voluta o un risultato del contesto sociale di crescita. Fatto sta che, come purtroppo accade, per tanti si è persa l’occasione di condannare e stigmatizzare senza dimostrare di essere classisti, snob e beceri, magari su piano differente.

Detto questo, l’ennesimo episodio di “cronaca accesa” relativo al mondo della ristorazione e in particolare a quello della pizza ha dimostrato ancora una volta l’inadeguatezza della comunicazione in questo ambito. Fino qualche anno fa il mestiere del pizzaiolo era egualmente faticoso ma molto meno ambito, non di rado ad appannaggio di chi aveva pochi sbocchi professionali oppure un grado di istruzione insufficiente. Niente di male, anzi… poi l’esplosione del cibo sui Social ha creato un’esposizione mediatica enorme, grazie alla quale anche una piccola condivisione viene vista da molti e nel caso diventa virale.

Una pizza provata qualche anno fa nella pizzeria Dal Presidente

Non è stato possibile quindi per tutti adeguarsi a questa rinnovata visibilità – d’altronde le basi importanti dell’apprendimento si cementano nella fase iniziale della propria vita – che quindi è diventata una bomba a orologeria pronta a esplodere ogni qual volta si prova a uscire fuori dal seminato.

Ultimo in ordine di tempo il “caso” Massimiliano Di Caprio, che addirittura utilizza l’account personale come se fosse quello della pizzeria, esprimendo talvolta concetti simili a quelli da post-sbronza con amici. La soluzione è semplice, i pizzaioli dovrebbero comunicare solo quello che fanno in relazione al proprio lavoro, mettendo in luce la propria pizza e attività collegate. Poi affidarsi ad agenzie di comunicazione, uffici stampa o professionisti quando c’è l’esigenza di raggiungere un pubblico più vasto, alla stessa maniera di quando ci affidiamo a un meccanico per riparare la nostra macchina, senza farlo in casa.

Non c’è bisogno di fare i tuttologi, non è richiesto il dire la propria su qualsiasi argomento dello scibile umano, a maggior ragione senza esserne esperti, averne esperienza oppure la qualifica professionale (se necessaria).
Esistono già gruppi Telegram e conversazioni dal vivo nelle quali vige la battuta o l’offesa che non vorremmo mai sentire in pubblico, con la speranza che anche in questi contesti ci possa essere qualcuna o qualcuno che mettano in evidenza la stupidità di chi le proferisce.

Perché è proprio dalla forma che parte il percorso per arrivare alla sostanza, evitare proprio di pensare certe cose e avere rispetto per le persone senza dover mettere nell’equazione valutazioni su orientamento sessuale, provenienza territoriale oppure etnica. Non tutte le persone sono degne di stima, non tutte devono far parte della nostra vita, l’importante è criticarle e rispettarle sempre in quanto persone, senza denominazioni aggiunte.

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