Vedi Barcellona e poi muori…di pizza! (Seguendo Tanzen ed uscirne vivo)

Il mio viaggio di Pizza a Barcellona, con il Tanzen!

Rubrica di Amleto De Silva — 2 anni fa

“Io ne ho mangiate di pizze che voi umani degustatori non potreste neanche immaginarvi”… Pizze Margherite fumanti al largo dei bastioni di Porta Capuana e ho visto ananas balenare nel buio alle porte di Caiazzo; e tutti quei momenti non andranno perduti nel tempo, come cornicioni abbandonati nei piatti”. – Pizza Runner, voce narrante di Tanzen.

Credo che almeno una volta nella nostra vita di normali amanti della pizza abbiamo desiderato, sognato, agognato condividere un unico boccone di pizza con Antonio Fucito (aka TanzenVsPizza) e sentire dalla sua voce racconti su impasti, esperienze straniere su pizze mangiate, sul Giappone e sul suo essere ambasciatore della pizza in quel del Sol Levante, del suo amore per Napoli e per il Napoli e potrei continuare all’infinito. E poi la vita, nel suo strano trascorrere, ti mette di fronte a quei momenti che possono trasformare un attimo nella più stravagante scelta da fare… accussì, senza pensarci sopra nemmeno un minuto.

Da Instagram a conoscere personalmente Antonio è stato un passo abbastanza breve (a volte il tempo è una costante poco considerevole) e da allora si sono rinnovati incontri, chiacchiere e mangiate di pizza insieme. E proprio a una delle ultime serate è nato quel momento che cambia tutto e che ti porta a quella scelta fatta col cuore e parte il classico “e dov’è il problema, stai sereno, vengo io e partiamo!”.
Con le parole della sconfitta, dell’imprevisto che ti distrugge l’entusiasmo, tutto è iniziato così: “avevo preso il volo, l’albergo per andare a Barcellona e vedere la città e la partita del Napoli assieme a mio fratello e lui che fa? ‘O classico “pacco” e dice che è bloccato per lavoro: tutto da annullare!”. Ed è qua che parte la frase salva-amico: “Antò vengo io, tranquillo, che vuoi annullare. Oramai so’ libero, procedi, organizza, pianifica e partimm’!”. Che dire, da quel momento Antonio ha rivisto il viaggio con una peculiarità da perfezionista manco fosse il piano di una fuga da Alcatraz: dalla A alla Z, c’era tutto. Forse mancava un bidet, ma questa è tutta un’altra storia.

Con amici conosciuti a Barcellona e due lettori che ci hanno contattato per mangiare una pizza assieme

Nemmeno una lievitazione dei costi ha frenato la nostra invasione sulle strade di Barcellona e, finalmente, si parte. Volo perfetto, si arriva addirittura in anticipo, la conoscenza dell’inglese del Tanzen mi salva da figure barbine turistiche e la cosa non è affatto da sottovalutare. È naturale che in albergo possano aver pensato a una selvaggia “fuga d’amore” aivoglia a sbandierare che “noi, qui a Barcellona, per il Napoli, partita, pallone, Maradona, jambon, pizza”, nemmeno la distanza dei corpi a metro di maschio potrà aver cancellato questa idea negli occhietti lucidi del portiere dell’albergo. Poco male visto che appena aperta la stanza siamo stati ricevuti dal lavabo e dalla doccia a specchio con lieve separazione mobile a protezione dei futuri lavaggi. Un pensiero di sicuro è balenato nelle nostre menti “e chi si lava? Io?… ma che me ne fotte, resto zuzzuso per tutta ‘a vacanza!”.

Vabbè, è la classica reazione a caldo: poi gli animi si sono placati. Di fronte al lavabo si apriva una stanzetta, a uso interrogatorio modello film “Le Vite degli Altri”, con le pareti color vomito di pterodattilo e, con al posto della sedia in ferro, una tazza da cesso. ‘O bidè? Lo avevano venduto per rendere più spaziosa la stanzetta… E già questi moderni alberghi “fescion” sono tutti una eterna scoperta.

– il Tanzen tra pizze, calcio e Torre di Pisa

Comunque albergo centralissimo e ottimo per le nostre feroci camminate che si placavano solo per le soste dedicate alle pizzerie di Barcellona (ne abbiamo provate ben cinque!), ai musei (fantastico quello di Picasso), alla Sagrada Familia (impressionante!), ai caffè (davvero buoni e di qualità), ai ristoranti serali, alle foto delle varie torri di Pisa dislocate sul suolo di Barcellona. Stare al passo del Tanzen vuol dire assicurarsi un posto in Paradiso, perché l’inferno si vive al suo fianco.

Al terzo giorno nei miei sogni, ormai incubi, venivo rincorso da pizze che volevano sbranarmi, prendermi a paccheri mentre mi legavano con i cornicioni non mangiati dalla gente, umiliarmi di fronte a un piatto di spaghetti al pomodoro, deridermi perché avevo deciso di fare dieta. Ma a parte le mie notti devastate da incubi e indolenzimento da digestione, i giorni trascorsi a Barcellona sono stati fantastici e vissuti con forte aria da “cazzari”, per dirla alla romana.

Naturalmente, alla fine, ho constatato che il Tanzen non è umano. Di sicuro è un alieno infiltrato nel nostro mondo per poter distruggere mangiando tutte le pizze che incontra sulla sua strada. Alla degustazione della quarta pizza in due già vedevo i santi, di fantozziana memoria, che mi sorridevano in attesa del dolcino finale. Un suo seguace sui social, errando per colpa di battuta su tastiera o per T9 troppo scrupoloso, lo ha ribattezzato “Antonio Farcito”: mai fu scritta tanta verità. Farcito sì ed assolutamente di pizza!

A conclusione ci sono riuscito, sono riuscito a vivere questa catartica esperienza al seguito del Tanzen. Ne sono uscito nuovo e forgiato a future mangiate di pizza senza dover aver paura del domani… un domani che, con Antonio Fucito detto “Farcito” ha un solo colore: rosso pomodoro San Marzano!

– Sia messo agli atti che nell’altra metà del tempo abbiamo mangiato anche altro!

– Parte di quello che abbiamo visitato percorrendo 20km al giorno a piedi.

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