Pizza Coronavirus: se la pizza serve ad indignarci, facciamolo più spesso!

Due parole su cosa ne pensiamo riguardo i fatti che vedono protagonista un video dell'emittente Canal+

Rubrica di Nunzia Clemente — 4 anni fa

L’Italia chiamò. O meglio, l’orgoglio italiano riguardo la pizza chiamò. Ci voleva una satira in salsa francese, con protagonista anche la pizza infatti per solleticare dignità, radici ed origine che spesso dormono. Non c’importa niente quando ci chiamano “razzisti”, non c’importa niente quando i nostri politici vanno in giro per l’Europa a far figuracce (a dirla tutta, qualcuno non si presenta proprio), però c’importa se qualcuno in Francia associa la pizza italiana (e l’Italia tutta) all’epidemia di COVID-19, il Coronavirus che si sta purtroppo diffondendo velocemente in tutta Europa e di cui, purtroppo, gli italiani sono considerati tra i “portatori” ed “untori”.

Di Pizza a Parigi, tra le altre cose, ne avevamo parlato su queste pagine davvero poco tempo fa. Avevamo tirato una conclusione, da approfondire ulteriormente: a Parigi, c’è una grande diffusione di pizza italiana, ma c’è ancora molto da lavorare sulla gestione delle materie prime e sulla qualità complessiva del prodotto finale.

Insomma, non si può dire che la pizza italiana ai francesi non piaccia. E nemmeno possiamo dire che i francesi non vogliano avere un buon rapporto con l’Italia e le “specialità italiane”: proprio qualche settimana fa, il presidente Macron è stato a Napoli: l’abbiamo visto ritratto con pizza, caffè e babà. Quindi, cosa è accaduto nello specifico? Ripercorriamo insieme l’affaire Canal+, i fatti che vedono come protagonista la pizza, l’Italia, il COVID-19 ed altri bei personaggi.

In soldoni, l’emittente – all’interno di una trasmissione – ha mandato in onda un video che vede un pizzaiolo “italiano”, con sintomi influenzali (e di questi tempi, influenza è uguale in automatico a Coronavirus), che prepara una pizza, tossendo e starnutendo su di essa. Una volta sfornata, appare il messaggio “La nuova pizza italiana che farà il giro del mondo: Covid-19”. Messaggio che lascia pochi fraintendimenti: la pizza è contagiosa, gli italiani fanno pizza contagiata.

Un tipo di satira con cui, noi italiani, o non siamo mai stati svezzati oppure ce ne siamo dimenticati (satura, vi dice qualcosa?). Fatto sta che non abbiamo molto gradito, a ragione c’è da dire. Per una volta, c’è stato uno schieramento politico decisamente compatto: da Giorgia Meloni a Matteo Salvini, passando per il Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, lo sconquassato comparto politico italiano questa volta (memorabile!) ha fatto cartello ed ha condannato il gesto in maniera unanime.

Cerchiamo la notizia su un quotidiano online francese, scegliamo Le Parisien: l’articolo, nella categoria “Loisir” (possiamo tradurlo con “tempo libero”, ndr) è abbastanza esplicativo, con un titolo traducibile con “Un video scherza con la pizza italiana ed il governo italiano si arrabbia”.

Bijou - la pizza di un maestro pizzaiolo

Pizza napoletana in francia

La trasmissione su cui viene mandato in onda il video incriminato è “Groland”, di chiaro stampo satirico. Groland è, infatti, una località fittizia dove si mettono in scena diverse situazioni satiriche volte a “colpire” i francesi ma anche il resto d’Europa. In un altro video, infatti, la trasmissione Groland prendeva di mira gli stessi francesi su una cosa che – a quanto pare – loro stessi reputano un loro punto debole, cioè la pulizia, e lo faceva in un modo decisamente colorito: prendendo la temperatura rettale con un unico termometro non pulito (…).

Dal punto di vista dei pizzaioli, non mancano ovviamente le reazioni ad hoc. Bene ha fatto Gino Sorbillo, pizzaiolo con una statura mediatica difficilmente raggiungibile e costruita attraverso anni di azioni politicamente schierate, a “sfruttare” questa sua popolarità per far arrivare una risposta ovunque in maniera fruibile. E’ bastato un video “virale”, è il caso di dirlo, postato dal pizzaiolo sui social network ed è arrivato dove la politica ha provato a “rimediare” a parole. Il giorno dopo il pasticcio, in piena epoca COVID-19 e distanze raccomandate, porta a tavola il Ministro degli Esteri Di Maio e l’ambasciatore francese a Roma. Una bella mossa, efficace per il “buon nome” della pizza italiana nel mondo e sembra che la pace sia fatta. Abbiamo ricevuto anche le scuse ufficiali del direttore della trasmissione incriminata.

Male, malissimo hanno fatto invece quelli che per fare specchio riflesso, improvvisando, hanno postato foto di pizze bruciate facendo riferimento all’incendio che ha colpito la cattedrale di Notre-Dame il 15 aprile 2019.

Se una pizza, “soltanto” una pizza è stata capace di scatenare tutto questo, significa che dietro c’è un potere fortissimo: offesi si sono sentiti i produttori, offesi i pizzaioli, offesi gli italiani tutti. Dandosi uno sguardo intorno, pizza a parte, dobbiamo render conto di una cosa: al momento, in Europa, siamo considerati dei veri e propri untori, dei portatori della malattia del momento che, purtroppo, sta mietendo un certo numero di vite.

Il video gioca sicuramente in maniera decisamente pungente su un prodotto che produce ricchezza non solo in Italia, ma grazie ai tanti pizzaioli italiani e non all’estero, anche altrove. Le ricadute economiche del Coronavirus si vedono ora e si vedranno anche nei mesi a venire: molto dipende anche nel modo in cui viene trattato l’argomento dai canali di informazione, agli operatori di questo settore sta riportare tutto fedelmente, senza allarmismi e senza sminuire.

E quindi, forse, dovremmo sforzarci un po’ di più di non dare questa immagine del nostro Paese, nè di attribuirla, di riflesso, ad altri: tipo, i ristoranti cinesi chiusi per il Coronavirus, vi ricordano qualcosa? Abbiamo scatenato un “dagli al cinese” ben prima che si conclamasse l’emergenza, spingendo moltissimi ristoranti asiatici a chiusure drastiche, causa la “paura”. Ora, vittime della paura ci sentiamo noi e giustamente reagiamo. Un atteggiamento che dovremmo avere molto più spesso.

Partendo da una pizza e dal suo valore intrinseco, forte, insostituibile, forse dovremmo indignarci un po’ più spesso, su. Se una pizza ha permesso questo, può anche altre cose.

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